Animali “sociali” e dove trovarli: intervista ai Maladissa e al Tizionario

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Jazz

Era stata anticipata da una foto su Instagram ed ora ecco l’intervista ai Maladissa. Alessandro (Colpani) e Mirko (Mariani), li abbiamo incontrati a Borgotrebbia, negli studi di Dancetool, per farci raccontare il loro nuovo lavoro.

Si chiama Tizionario, è fuori da pochissimi giorni, rappresenta il nuovo lavoro fisico di una delle realtà musicali più prolifiche del nostro panorama, lo potete trovare su Bandcamp e su Youtube, live al Pabbino l’8 dicembre, e ne potete sapere di più qua di seguito.

Perché Tizionario?

Perché è un dizionario di tizi. Un po’un concept album che si può già intuire dalla copertina (per cui ringraziamo Studiobrado) in cui noi, in veste di frati o monaci amanuensi, lo compiliamo. È tipo una guida in stile Lonely Planet ma sulle persone.

Come nasce un concept così?

È nato strada facendo. Avevamo già 3 o 4 canzoni che parlavano di “tizi” diversi e allora abbiamo deciso di continuare così. Abbiamo pensato “facciamo quel tipo là? Quello con il cane? Quell’altro?”, e così sono nate anche le altre. Per noi è stato facile perché produciamo davvero tanto, infatti abbiamo già tanti nuovi pezzi, tra cui qualcuno che porteremo già live al Pabbino l’8 dicembre. Abbiamo un backup di pezzi lunghissimo!

Un lavoro non breve…

Abbiamo cominciato a registrarlo un due anni fa. I primi pezzi sono nati nel 2016 con la stessa tornata di “Blues dal cul”, in mezzo abbiamo fatto un singolo, Maladissing, e l’album in acustico. Perciò la seconda parte del lavoro è arrivata dopo, per questo ci sono voluti due anni. Poi, bisogna considerare i vari lavori che ognuno di noi due aveva contemporaneamente e che per forza di cose hanno richiesto ulteriore spazio.

Per quanto riguarda la produzione: non siamo negli studi di Dancetool a caso…

Eh no. L’edizione è targata Dancetool e sarà distribuito da 523 Records. La registrazione è stata fatta qua da Andrea Rocca e possiamo dire che con Dancetool i progetti stanno andando avanti, infatti è un discorso legato anche alle nuove cose di cui abbiamo accennato sopra.

Ma torniamo all’album. Come sono nate le descrizioni di questi tizi?

Da cosa diverse. Caciottara arriva da una pagina Facebook che si chiama Caciottare (ferma dal 2013), poi Schifo al cazzo arriva da quei bambini che non mangiano le verdure e da lì nascono tutte le frasi sul cosa succede se queste non si mangiano; poi una è sul Pito, ossia come viene chiamato lo scemo a Parma; poi Bauhouse è sul tipo che vive sugli scalini del liceo con il cane. Possiamo dire che è una guida agli animali sociali, tipo “Animali sociali e dove trovarli”. Possiamo dire che abbiamo fatto un cd che rappresenta quello che vogliamo fare. Di conseguenza adesso ci droghiamo, ci ritiriamo e poi facciamo una reunion.

Sul discorso “tipologie umane” però un appunto è giusto farlo, vero?

Si perché qualcuno si è già “preso male” su alcune cose. Noi, ma non ci sarebbe bisogno di dirlo, abbiamo fatto tutto con molta ironia. È stato un modo per scherzare sopra ad un po’ di cose e speriamo che nessuno la prenda sul personale.

Un disco a più mani!

In effetti hanno partecipato in molti. Ci sono Roberto Selvatici, che ha messo tanta professionalità e con il suo lavoro ha trovato i suoni giusti per la chitarra in fase di registrazione. Poi c’è Simone Napolitano, il basso di Lorenzo Moretto sia in fase di compositiva e di registrazione. E ancora Enrico Boni e Michele Barbieri.

Da cosa è nata questa esigenza di allargare il gruppo di lavoro?

Dal fatto che all’inizio il lavoro era “semplicemente” con chitarra acustica e flauto traverso, ma poi optando per la versione elettrica, abbiamo cercato chi poteva venire per partecipare al progetto soprattutto nella parte arrangiamenti. Questo ha portato a tanto lavoro in sala prove per rivedere i pezzi.

Sui 2 anni per arrivare all’album. Questo tempo non ha inciso sul vostro ascolto di oggi? In soldoni: oggi cambiereste qualcosa?

Mirko: Dobbiamo dire il periodo di pausa è servito più che altro a riprendersi un attimo perchè quando stai tanto tempo su un progetto hai bisogno anche di staccare. Alla ripresa, quando ho riascoltato l’album mi è venuto solo da dire “è proprio bello!”.

Alessandro: Intanto bisogna dire che se ti guardi sempre indietro, poi non pubblichi più niente. Detto ciò, il cambiamento arriva suonandola live ma tutto comunque nell’ambientazione sonora che è stata creata in sala prove e poi durante la registrazione. I cambiamenti ci sono e soprattutto ci saranno nei prossimi lavori tenendo sempre presente dove vogliamo andare cercando sempre la coerenza nel singolo progetto: non è detto che un cd fatto solo da hit e da super artisti funzioni, perché il disco deve avere una sua logica.

Abbiamo parlato di suoni, ma al centro, ed immagino sia il discorso sopra del “sapere dove si sta andando”, rimane il testo. Qui a chi potete rifarvi in qualche modo?

Sicuramente vengono toccati Caparezza, Elio, o i Tenacius D. Però si va anche oltre la musica con Bergonzoni. Poi si trovano cose che non si collegano con altri autori in particolare, come inserire un “forever” all’interno del testo, senza motivi specifici. L’obiettivo è quello di non scrivere cose banali, cose che non per forza si capiscono al primo colpo ma che vogliono dire qualcosa. Un altro che ci viene in mente è Dutch Nazari. Lui fa testi seri, anche se non nel nostro genere, ed è interessante e mai noioso. Questo per noi è molto importante perché per dire sempre le stesse cose, anche se con una musica bellissima sotto, se ne può anche fare a meno.

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