Cover stories: gli Stones e la loro svolta pop (art)!

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“Caro Andy, sono molto contento che si possa fare la copertina per il nuovo album. Piena fiducia. Fai tu. Chiedimi tutti i soldi che vuoi”. L’Andy in questione è l’iconico Warhol. Mentre lo scrivente, decisamente eccitato, è Mick Jagger. La copertina in questione è quella di Sticky Fingers, il nono album dell’unica vera rock and roll band della storia, i Rolling Stones.

Per molti (e per il sottoscritto) è IL disco per eccellenza degli Stones. Finita la parentesi della rincorsa artistica con i Beatles, la band riesce a mostrare ed esprimere quello che realmente è sempre stata: un gruppo di brutti, sporchi e cattivi che suonano un blues aggressivo come se piovesse, con una carica erotica senza pari. Ne sono prova Brown Sugar il singolone “asfalta tutto” e la super riffata Can’t You Hear. Questo solco artistico era cominciato già a partire da Beggars Banquet (1968) e Let It Bleed (1969) e tuttora continua. E per ribadire appieno il concetto serviva una copertina che tirasse fuori questa trasgressione pre-punk.

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Sicuramente Warhol era il tipo giusto. Pensò bene di trasformare la copertina dell’album in un coacervo di messaggi subliminali abbastanza chiari. Fotografò il basso ventre e il didietro di uno sconosciuto modello, poi per la foto di fronte, che poi diventò effettivamente la copertina, mostrò chiaramente un caso (finto) di persona super dotata. Ma non finisce qui. Il giochino che si era inventato Andy permetteva al compratore del disco di poter interagire direttamente con l’oggetto con una cerniera vera alla copertina (!!!) che si può alzare ed abbassare per poter sbottonare i pantaloni e sbirciare all’interno. Sorpresa! Una immagine di un paio di mutande indossate dal nostro normodotato! Si fermò a questo, ma chissà se fosse andato avanti con questa copertina pop up dove sarebbe arrivato il caro Andy!

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Sticky Fingers non ebbe solo questa particolarità grafica. Infatti compare per la prima volta in questo album l’arcifamoso logo degli Stones ovvero la “Tongue and Lips”. Simbolo iconico del mantra “sesso, droga e rock and roll” è anche il marchio della loro casa discografica e di produzione lanciata proprio con Sticky Fingers.

Venne commissionato da Jegger ad un ventiquattrenne studente di design di nome John Pasche. Per la creazione del simbolo si ispirò alla lingua della dea Kalì e alle labbra a canotto di Mick Jegger. Costo del disegno 77 dollari. Oggi, oltre ad essere stampato su ogni cosa ed indossato ancora da teenager ignari, è esposta al Victoria and Albert Museum di Londra come opera d’arte e di design.

Summertime In Jazz