Dopo un anno, di nuovo thisiscavehood, di nuovo “non rapper”!

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In effetti all’epoca era stato in parte un “arrivederci”, ed infatti a distanza di quasi un anno ci ritroviamo di fronte thisiscavehood con il suo nuovo Non sono un rapper vol.2. Quasi stessa storia, quasi stesso posto e quasi stesso bar, però un po’ diverso lui, non solo perché è fresco di laurea ma anche perché il suo nuovo prodotto è differente da quello di 12 mesi fa. Però, meglio che lo racconti lui in prima persona.

Ci eravamo conosciuti quasi un anno fa per “Non sono un rapper vol.1”, cosa è cambiato in questo anno?

In effetti non è cambiato tanto, continuo a scrivere quello che mi viene da dentro senza guardarmi tanto intorno, senza aver bisogno di ispirarmi a qualcuno. In questo anno sono cresciuto si, ma non più di tanto, però nel frattempo è arrivato questo Non sono un rapper vol.2. Forse il cambiamento è lì, con un prodotto nato in poco tempo e non in anni, soprattutto fra maggio e giugno. Un lavoro iniziato con il primo pezzo, “Paganini”, che non doveva essere l’inizio di qualcosa ma solo un semplice freestyle. Poi ne è arrivata un’altra, “Schiavi”, e ho pensato che si poteva andare avanti.

Un album più omogeneo insomma…

Si, certamente. L’altro era composto da pezzi molto distanti fra di loro nel tempo e anche nei testi, questo invece è nato praticamente in 10 mesi e infatti la coerenza fra i pezzi si legge nelle parole e si sente nei suoni.

Con il titolo dell’album confermi ancora che non sei un rapper. Ma in fondo, ascoltando le tracce, non è che ci hai ripensato?

No no, ho sempre creduto di non esserlo. Non lo sono intanto perché definirsi rapper è un bell’impegno perché vuol dire farsi portavoce di una cultura e mentirei se pensassi che io possa esserlo, e poi perché per me la ritmica rap è una scelta funzionale a tirare fuori alcuni messaggi che attraverso un altro genere sarebbe più difficile far funzionare. Continuo ad essere convinto di non essere un rapper, sono uno che usa quel genere perché è funzionale a quello che voglio dire.

Su Facebook lo hai presentato come un mixtape. Perché questa definizione?

Per una serie di motivi, intanto perché la definizione sento che rispecchia meglio quello che è il prodotto finito, ma soprattutto perché un album per me è una cosa ufficiale, più seria, e non farei mai un album rap ma solo di pezzi cantati.

Sempre nel lancio social hai scritto che con questa produzione ti sei messo a nudo. Questo rispecchia una scelta oppure è una descrizione del risultato che è maturato?

In realtà parte molto da Schiavi, che ho scritto per prima e lì c’è già qualcosa di molto personale, e di conseguenza poi ho provato a continuare a mantenere quel mood, senza pregiudicarmi niente ma cercando di rimanere coerente con quello che stavo scrivendo. In certe tracce c’è molta profondità, come Manifesto ed Inferno che sono molto personali.

Troviamo tanti pezzi di breve durata. Anche qui: una scelta stilistica oppure per avere un mixtape “leggero”?

Più che altro perché credo che dopo un po’, anche all’interno di una canzone, le cose bisogna un po’ sintetizzarle. Fare un pezzo di 5 minuti con lo stesso argomento è un po’ troppo. Poi questo, che comunque c’era già nel vol.1, deriva anche dal fatto che sono corti anche i miei beat su cui faccio un pezzo, solo qualche barra. Poi di canzoni lunghe non ne ho mai scritte e sento che rischierei di andare fuori tema. Nel caso capiterà che mi escono 60 barre, una canzone lunga la faccio, altrimenti va bene così.

Stavolta a differenza dell’album precedente troviamo un po’ di trap e autotune…

Beh, di autotune c’è n’è in Sentiero perché volevo farla canticchiata e la scelta c’è stata a monte, invece in Schiavi non doveva esserci però ho pensato che essendo un pezzo old school e in teoria l’autotune non c’entrerebbe niente, allora ho pensato di provarci apposta. Per la trap, non è troppa, si sente molto in Paganini ma anche perché anche questo all’inizio doveva essere un singolo.

Tra i pezzi troviamo il feat con Heraklit, come è nato?

L’ho conosciuto 4 o 5 anni fa attraverso un gruppo Facebook per rapper emergenti e lui è uno dei pochi che mi ha risposto e che mi ha contattato. All’inizio gli feci un beat e da lì abbiamo continuato a fare cose insieme. Per Sentiero sono andato a Bergamo, abbiamo registrato, ed il pezzo è uscito senza alcun problema. In teoria tra l’altro non doveva cantarlo lui, ma l’autore di una parte del ritornello, ovvero Bhoro, ma poi la cosa è rimasta solo a livello di testo.

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Un pezzo che mi sembra molto importante è “Manifesto”, può essere considerato proprio un tuo manifesto personale?

Esatto, io la penso così. Penso che sia il punto di partenza per chi si avvicina alla mia musica. In questa canzone c’è una chiave di lettura giusta per capire un po’ come sono fatto, anche perché come dicevo prima, non mi sono inventato niente e anche qui ho detto qual è la realtà. Anche qui ci sono due piccoli retroscena, ossia che intanto il beat doveva essere un altro ma l’ho provato e riprovato ma era impossibile da cantare, poi l’altra cosa è che non era sicura la sua presenza in questo mixtape, ci ho pensato più volte e solo alla fine ho deciso di inserirla.

Andiamo sulla produzione. Tu di solito sei praticamente autosufficiente, stessa scelta anche stavolta?

Si, e questo rispetto al vol.1 è ancora più autoprodotto. L’altro aveva dei beat esterni e qui invece ho fatto praticamente tutto io compreso il mix. Quello che c’è di esterno è la registrazione che ho fatto da PrezBeat al Tabaki Studio. L’unica traccia che invece è stata registrata non a Piacenza è Sentiero che come dicevo sopra è stata registrata a Bergamo. Questa è una scelta non solo di stampo economico, ma anche perché voglio avere in mano un prodotto che sia più possibilmente mio.

Intanto che ci siamo, parliamo anche di un’altra cosa, abbiamo letto che hai prodotto il pezzo di Brecko. Da cosa è nata questa collaborazione?

Brecko mi aveva già scritto l’anno scorso presentandosi e chiedendomi un beat, così glielo feci, lo modificai 300 000 mila volte ma non si riusciva a farlo decollare e la cosa era un po’ persa lì. Poi ultimamente producendo altri ragazzi come Bhoro e Lil Fagnaz, mi ha ricercato per un nuovo pezzo, ci siamo trovati e stavolta in un pomeriggio abbiamo fatto tutto. Per me non è un problema fare dei beat, ne ho un sacco, ma non me li chiede mai nessuno! ecco perché faccio i mixtape! (tranquilli, sta ridendo, non è disperato. Ndr).

Torniamo all’inizio per arrivare alla fine: nell’Intro dici che un anno passa in fretta e di conseguenza volevi metterti avanti con il lavoro per delle cose nuove… hai già in cantiere qualcosa? Un Non sono un rapper vo.3?

No no zero, questo è l’ultimo, lo prometto!

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