Intervista: Giovanni Baiardi e il suo nuovo disco “Nel Mio Mondo”

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Jazz

Ci sono voluti diversi anni perché Giovanni Baiardi ci portasse “nel suo mondo”. Abbiamo ascoltato il suo disco uscito in edizione limitata di 100 copie fisiche, e lo possiamo capire. Baiardi apre le porte davvero al suo mondo, quello più personale, intimo, fatto di amori, di sogni infranti, di vite spezzate, di umanità che fluttua e lascia il segno nella sua anima sensibile. Un disco creato e seguito nei particolari in prima persona, in cui niente Baiardi ha voluto lasciare al caso. E’ un disco in cui appaiono forti, a livello musicale, i rapporti con la sua musica d’elezione. Nel disco troviamo infatti elementi progressive sull’onda degli ascolti della PFM, ma anche forti legami con i suoi cantautori di riferimento: Ivan Graziani e Alberto Fortis li troviamo ben visibili nel modello di scrittura dei brani.

Lo perdoniamo allora della lunga attesa e cominciamo insieme a lui questo piccolo approfondimento.

Giovanni il tuo mondo è ricco di tante sfaccettature, ce le puoi raccontare?
E’ un mondo fatto di tanta umanità, di vita vissuta, del rapporto che io ho con chi mi sta accanto oppure con le notizie che mi arrivano e che filtro con i miei sentimenti e il mio modo di vedere il mondo.

Ci hai fatto aspettare un po’ troppo per questo nuovo disco.
Effettivamente di anni ne sono passati molti (10 per  l’esattezza n.d.r.), anche se molti brani erano già pronti da diverso tempo. Due anni fa, ad esempio ho voluto testare dal vivo quasi tutti i brani, per verificare come questi pezzi potevano suonare. Da lì c’è stato un lavoro di affinamento del lavoro, aggiungendo un paio di brani, modificando o limando dove era necessario, fino alla produzione del disco così com’è adesso.

Ci racconti com’è composto il tuo mondo?
E’ un mondo fatto di esperienze, di rapporti con le persone, di temi sociali e di sensibilità personali. Nel disco parlo d’amore ma non dell’amore di coppia e una delle canzoni, “Amore… Tu” è stata scritta nell’attesa di mia figlia Alice.  Un’altra,  “Isabel”, di tutte la implicazioni legate al testamento biologico. Ma, ad esempio ce n’è anche un’altra dedicata a due ragazze morte in un incidente stradale.

Scrivere canzoni per entrare anche in sintonia con esperienze e parti di sé difficili da trattare.
Uno dei complimenti più belli che mi sono stati rivolti recita grosso modo così: “con queste canzoni sei riuscito a far vivere, in chi le ascolta,  sentimenti come il dolore e altre dure esperienze con leggerezza”. Proprio così, ho cercato di portare in superficie questi vissuti, perché uno li potesse vivere ma ,anche da loro, avere la forza per poter ripartire per vivere.

Infine la parte grafica nella quale sei entrato anche qui come supervisore finale.
Certamente, niente è stato lasciato al caso: il mio mondo, un disco che esce anche graficamente dalla mia testa. Simboli, come il flauto, estrapolati dalle canzoni che sono riportati graficamente nella copertina. Ma anche un mondo fatto di disegni in bianco e nero e un colore, il rosso, quasi a voler idealmente delineare il perenne equilibrio fra realtà e fantasia.

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