Un viaggio nella house con MarkOne. Consolle piacentina di cui si parla anche oltreoceano

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Jazz

MarkOne, nome d’arte di Marco Berni, con 3 pezzi è arrivato ad avere un articolo su We Rave You, uno dei magazine più importanti per quanto riguarda la musica elettronica. Questo in pochissimo tempo. Dato che da una persona che di suoni elettronici ne capisce abbastanza (sicuramente più del sottoscritto), ci è arrivata più di una segnalazione sui risultati e sulle capacità che ha MarkOne, abbiamo deciso di conoscerlo e scoprire un po’ di più su questo mondo.

Tiriamo subito via il velo di mistero, chi ci ha parlato molto bene di te è stato Mattia Bersani di Audiozone. Come è nata la collaborazione con lui e con Leonardo?

È stato 3 o 4 anni fa tramite un amico che mi ha detto che a Piacenza c’era questa realtà che permetteva di fare corsi sia per dj sia per la produzione, era quello che cercavo e sono andato a conoscerli. Io sono nato un po’ come “dj da bar” e a quel punto volevo fare qualcosa che fosse mio

Un passo indietro: qual è stato il primo contatto con il tuo genere?

Ho cominciato ad avvicinarmi alla musica che faccio, andando in discoteca come tanti altri e nel vedere come si muoveva un dj dietro la consolle. Così ho preso una prima Hercules su Ebay, una di quelle che già andava bene per il pc, e da autodidatta ho cominciato a fare un po’ di cose. Quel poco che so fare, l’ho imparato da solo.

La tua base musicale qual era prima di conoscere questi suoni?

Da ragazzino avevo a casa tanti vinili che andavano dal pop al rock, poi piano piano è cominciato a saltare fuori la dance anni ’90, i Datura, Prezioso, e questo mi ha avvicinato alla EDM. Genere che in Italia ha avuto lungo periodo in cui era molto seguita.

Adesso sono cambiate un po’ di cose, c’è un approccio diverso a questo mondo?

Adesso c’è proprio una cultura nel far avvicinare i ragazzini ad una consolle molto presto, anche da parte delle famiglie stesse. Ci sono persone che non dicono più “studia per fare l’avvocato”, ma “studia per fare il dj”. Ci sono ragazzini che vengono messi davanti ad una consolle già da piccoli e che giovanissimi suonano davanti a 3000 persone. Questo però ha anche un’altra faccia perché comunque il dj per molti è ancora la figura di uno svogliato, di uno che non ha voglia di studiare o lavorare, insomma, non è visto come un artista. Ed invece di fatica per arrivare a farlo bene e come lavoro, ce n’è davvero tanta.

Appunto su questo, come si fa ad “arrivare” nel tuo campo?

Per quanto mi riguarda devi sempre avere un minimo budget sulle cose che fai uscire: adesso la visibilità conta molto più di prima. Sei una goccia nel mare e allora bisogna avere buona pubblicità e saper arrivare in posti in cui quello che vuoi fare è ascoltato da gente che vuole proprio quello. Devi avere le indicazioni giuste e cercare di far ascoltare le tue cose a più persone possibili perché ogni consiglio può aiutarti.

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Come sei finito su We Rave You?

Ho scritto direttamente a loro, gente che recensisce David Guetta ad esempio, per la mia ultima traccia (Heart Afire) per avere anche solo una loro opinione se fosse un prodotto buono oppure no. Loro mi hanno risposto che la traccia gli è piaciuta e che i loro blogger avrebbero scritto del mio pezzo e di me, e così è arrivato questo riconoscimento. Fai presente che questo è successo con loro ma per altre decine e decine di mail non ho mai avuto risposta.

Come ti categorizzi all’interno della musica elettronica?

La mia è una house. In particolare le prime due tracce che sono uscite sono future house, la terza, quella che è stata recensita, invece è deep house. Non posso dire che questa sia un pezzo melodico da spiaggia, ma sicuramente è più ballabile rispetto al mio genere tradizionale.

Quanto sono lunghe le tempistiche per chiudere un brano?

Per arrivare ad un prodotto finito ci metto molto tempo. Anche l’ultima traccia ha richiesto tre mesi per produzione e poi per il lancio. Questo perché parto da una mia idea che comincio a creare, poi la elaboro e dopo questo arriva il lavoro insieme a Leonardo (Tedeschi, Audiozone. Ndr) che ha tante competenze soprattutto su un discorso di programmi da utilizzare, e mi indirizza per farlo suonare meglio. Da lì inizia una nuova parte del lavoro. Lui è fondamentale perché per me è come un accordatore.

La traccia che ha funzionato di più è stata “Remember” con oltre 41 mila visualizzazioni su Youtube. Come sono arrivate? E da dove?

Sono arrivate quasi dal niente. Senza aspettarmelo. La provenienza è dall’America e dall’Australia, per l’Europa invece non c’è stato tanto riscontro forse anche perché non è un gran momento da noi per questo genere. La trap da noi ha dato una bella botta alla parte di dj melodici come ad esempio Martin Garrix, e oltre a questo è arrivato anche tanto reggaeton e sta tornando la techno, questo ha portato il mio genere a scendere nella classifica delle cose che vengono ascoltate nella musica elettronica. Oggi infatti la edm è un po’ in difficoltà, anche gente come Tiesto o Hardwell, devono continuamente rimanere fuori con qualcosa perché se fai due estati senza un tuo pezzo, rischi di non funzionare più.

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Quanto è alto il livello per alcuni dj che hai nominato?

Molto. Oltre al lavoro che c’è dietro (che a volte non si capisce come facciano alcuni dj a continuare a fare produzioni mentre sono costantemente in tour, ma vabbe…) ci sono anche studi quasi fantascientifici, con porte con chiusure ermetiche che sembra di essere completamente staccati dal Mondo esterno. Poi, io lo faccio finito il lavoro, ma ad alti livelli hanno la possibilità di alzare il telefono e chiamare un tecnico per un suono a qualsiasi ora del giorno.

Un mondo che come dicevi prima, è molto influenzato dalle possibilità economiche…

Si e purtroppo ci sono cose che vanno a sminuire il nostro ruolo. Ad esempio quello che ha fatto Gianluca Vacchi. Lui ha fatto un disco con la Spinnin’ Records, che è considerato come il punto di arrivo per i dj e non di partenza, solo per un discorso di capacità economiche sue e di visibilità che avrebbe avuto l’etichetta. Questo secondo me ha sminuito la figura del dj perché le capacità sono state messe completamente in secondo piano.

Adesso quali sono i tuoi prossimi passi?

La quarta e la quinta produzione che sono in lavorazione. Per queste dovremmo cominciare a coinvolgere qualcuno di importante. Al quarto pezzo non manca tanto però per le tempistiche non deve andare a coprire quella precedente, altrimenti ti puoi sognare di fare dei bei numeri. Anche su questa cosa, come per tutte le altre, ci vuole tanta attenzione su ogni pezzo che si fa uscire.

La linea che vuoi mantenere fra produzioni e dj set?

Continuare a fare quello che mi ripromesso un po’ di tempo fa, non fare il dj da balera. Voglio fare e mettere cose che mi piacciono. So bene che poi devi sempre rendicontare al pubblico che hai davanti, però questo lo voglio fare senza cadere in scelte lontane da me.

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