Thisiscavehood | Anestesia è il suo ep tra “una carezza e una lacrima”

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Anestesia di Thisiscavehood
Anestesia di Thisiscavehood
Jazz

Torna Thisiscavehood con 6 tracce per 11 minuti di musica

E parliamo di Thisiscavehood. Qualcuno potrebbe dire “e parliamone dai…”, però non è così semplice perché Simone, così all’anagrafe, sa sorprendere in tanti modi.

Lo fa quando ascolti una cosa nuova, quando ne ascolti un’altra che è molto diversa da quella prima, e poi ancora quando lo conosci di persona e ancora di più quando ti dice che quello che ti ha fatto ascoltare fino ad adesso potrebbe non centrare niente con quello che ti farà ascoltare tra poco.

Adesso quello che possiamo ascoltare si chiama “Anestesia”, 6 tracce per un ep che vola via perché sono quasi tutte molto brevi (se per scelta oppure no, ce lo dice lui più sotto). Un disco che è ha avuto un brano che lo ha anticipato, ed uno che lo ha appena seguito. Quali? Beh, a questa domanda e a tante altre ha risposto direttamente lui.

Dopo l’intro, si parte subito molto pop. Sono un po’ i “tuoi” suoni?

Beh direi di sì, o almeno erano i miei suoni quando ho composto questo ep… ad ogni modo prediligo strumentali con sound soft, sognanti, tastiere etc… ma questo non significa che non possa fare uscire in futuro un pezzo più “rock” o addirittura metal, dopotutto per anni ho prodotto musica elettronica ben più pesante

Tutti i pezzi di Anestesia sono brevi, un pò come si usa quasi sempre adesso. Scelta tecnica oppure figlia di questo momento storico?

Più che una questione riguardante il contesto contemporaneo, sono proprio io che scrivo canzoni brevi da sempre… faccio fatica ad incastrami dentro a strutture convenzionali (strofe, ritornello, bridge per intenderci) e tendo a preferire soluzioni ibride che spesso riducono la durata del brano. Prendiamo ad esempio “epilogo” che dura a malapena trenta secondi: non si è trattata di una scelta dovuta a chissà quali considerazioni, semplicemente non me la sentivo di andare avanti a scrivere e così mi sono fermato dopo un paio di frasi.

Parole d'inchiostro
Parole d’inchiostro

Dentro si sente tanto hip hop. É qualcosa che sembra ti continui a divertire molto…

In realtà penso si senta solo in “traccia uno”, che comunque ha una strumentale più ritmata e quindi ho pensato che quello stile gli si adattasse meglio. Parole d’inchiostro è un rifacimento di un brano che originariamente era più hip hop, mentre qui è più cantato

Ad un certo punto sentiamo una voce che non é la tua ma quella di Andrea Muccin. Ci racconti questo feat?

Conosco Mucci dal 2011/2012, in passato abbiamo anche provato a fare qualcosa insieme, gli mandai qualche beat e feci un remix di un suo pezzo, ma poi ci siamo persi un po’ di vista. L’ho ritrovato in studio nel 2017 quando andavo a registrare “conto fino a tre” e quando decisi di rifare questo brano, Parole d’inchiostro, gli chiesi se gli andasse di cantare il ritornello a modo suo e così è stato.

Di solito siamo abituati a sapere che i tuoi lavori sono tutti autoprodotti o quasi. É così anche per Anestesia?

I brani di questo ep, così come praticamente tutti i miei lavori precedenti, sono autoprodotti. Abbiamo comunque un paio di collaborazioni dal punto di vista musicale: in “scenario” si sente infatti la chitarra elettrica di Mikeless, in “parole d’inchiostro” a suonare la chitarra per l’assolo finale è invece Keydave (Davide Castro), mentre in “La notte più buia” le chitarre sono suonate da William e Michael della band piemontese Astral plane.

Nei testi sentiamo un pò di malinconia ma che spesso trascende in leggerezza. É quello che volevi far passare?

I miei testi sono spesso malinconici, di solito me ne accorgo solo quando poi me lo fanno notare, ma so che è così… ad ogni modo non cerco di scrivere canzoni pesanti o sofferenti, per questo il tono è sempre leggero.

Un album tutto cantato un sottovoce, un po’ sussurrato. Racconta un di momento lungo oppure é un insieme di momenti simili?

I brani sono nati in contesti differenti ma simili e simile è appunto l’interpretazione a metà tra una carezza e una lacrima. Inizialmente infatti pensavo di farci rientrare anche “Fiato sprecato”, che è cantata allo stesso modo, ma la scartai perché prodotta da un amico mentre volevo che questo progetto fosse 100% mio.

Epilogo
Epilogo

Ah, in questi mesi per strada ci siamo persi Roza. Noi non riusciamo tanto a classificarlo, se non nel tuo volerti divertire con la musica. Tu come lo classificheresti? E come mai é uscito da solo?

“Roza” è una canzone nata appunto per divertirsi. Ho conosciuto Giuliano (5HOW) di persona la scorsa estate, ma ci sentivamo già dal 2017 quando entrambi facevamo parte di un collettivo chiamato Roza Plaza (da qui il titolo del brano). L’anno scorso ho passato un paio di weekend da lui a Genova e abbiamo scritto questo pezzo che è bello ritmato e ballabile.

E invece domanda su “Tempo perso”, che a differenza di Roza, è appena uscita!

Questa è una canzone che scrissi nel 2017 per mia madre, perché stava vivendo un periodo difficile e volevo fare qualcosa per lei. La andai a registrare nei primi mesi del 2018 assieme a Carolina Scagliusi, ma poi decisi di tenerla per me. Nel frattempo ho fatto uscire altre cose e quindi è sempre rimasta inedita fino ad ora.

Il nuovo ep di Thisiscavehood lo potete ascoltare qua, cliccando sul titolo “Anestesia” (ma anche sulle immagini).

P.s.: le immagini non sono a caso, ma sono quelle che l’illustratrice Elena Coperchini (su Instagram la trovate scrivendo @miele.cope), in particolare sono quelle di Parole d’inchiostro, la prima, e la seconda di Epilogo.

Summertime In Jazz