Collettivo14 presenta Why Not?: meno “main” e più scommesse per l’edizione 2016

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Appena passato il Bleech è già tempo di voltare pagina per la musica a Piacenza. Non c’è nemmeno il tempo di respirare e siamo già a pochi giorni da una manifestazione che si sta facendo sempre più largo nel panorama musicale piacentino e non solo, stiamo parlando del Why Not?.

Questa settimana infatti l’attenzione sarà rivolta a Fiorenzuola dove dal 9 all’11 sarà di scena l’edizione n°15 del Why Not Festival. Come per i 3 anni precedenti, anche stavolta sono i ragazzi del Collettivo14 a dare vita a 3 giorni di concerti e tanto altro.

Per raccontarci un po’ cosa ci dobbiamo aspettare in questo secondo fine settimana di settembre, abbiamo fatto due chiacchiere con il presidente Giacomo Bandini (o Bandeeni come scriver si voglia) e gli altri ragazzi del Collettivo14.

Mancano 4 giorni, tutto pronto?

Si dai, dopo 3 mesi di lavoro siamo pronti. Quest’anno ci è voluto un po’ più di tempo perché abbiamo voluto fare un lavoro diverso, piuttosto che su un solo grande ospite, abbiamo spezzettato le nostre risorse verso artisti in divenire, cercando di premiare quello che possono essere artisti meno conosciuti ma con una prospettiva maggiore. Un po’ una scommessa su ragazzi che possono fare il boom nei prossimi 6 mesi

Il Why Not? è un evento in continua crescita, questo è quello che si sente dire in giro, ve ne state accorgendo anche voi?

Noi in effetti non ci rendiamo conto di quello che succede da fuori, certamente abbiamo spinto di più e meglio con la promozione valorizzando la parte musicale. Questo può anche essere il frutto dell’esperienza che si accumula ogni anno, noi siamo profani su tante cose ma col tempo le conoscenze maturate ci hanno portato a migliorarci nelle singole situazioni. Cerchiamo di essere autocritici e capire dove sbagliamo e dove no.

Come è stata costruita la line up dell’edizione 2016?

Si costruisce su un gruppo Whatsapp, quando ci vediamo fra di noi, adagio adagio. Si propongono i gruppi, qualcuno ha una idea e qualcuno un’altra, poi in base ovviamente alla disponibilità fisica ed economica degli artisti, si fa una scrematura e, rispettando il budget, si crea la line up. Ovviamente soprattutto per il lato economico, per starci dentro, deve per forza andare tutto bene.

Lato economico che immagino rappresenti un ostacolo duro da superare per una realtà come la vostra che si autoalimenta…

Sicuramente il fatto di essere totalmente autofinanziati ci pone dei limiti ben precisi. Tutto quello che investiamo deriva dal guadagno dell’edizione passata e da quello, quando c’è bisogno, che ci mettiamo di tasca nostra. Se qualcosa non va bene dobbiamo risponderne noi. Essendo il nostro un comune piccolo, anche il contributo che ci arriva è dimensionato alle sue possibilità, e con quello dobbiamo per forza farci i conti.

Oltre ai main event, Il pan del diavolo – Motta – Wrong on you, si sono chiuse le iscrizioni per altre le band, quante ve ne sono arrivate? E il livello medio?

Sono arrivate circa 85 proposte tra cantautori, gruppi e dj. Le proposte erano al 50 % abbastanza buone e il 20 % molto molto valide. Poi ovviamente anche fra le proposte tecnicamente importanti abbiamo dovuto centrare l’obiettivo sul tipo di target che avevamo in mente, in pratica sull’indirizzo artistico che pensavamo per questa edizione.

Proprio per questo, che tipo di proposte avete premiato?

Molto importante per noi è stata l’attitudine degli artisti a salire sul palco, ad avere già una certa confidenza con i live. Sempre con l’ottica di fare spazio a band emergenti, abbiamo valutato la parte storica delle band, in pratica abbiamo scelto ragazzi già abituati a suonare di fronte ad un pubblico e che abbiano già chiara l’impostazione e l’organizzazione di un live. Purtroppo con questi criteri abbiamo dovuto potare tante cose, ma valutare una proposta solamente in base ad una traccia registrata in studio è molto molto difficile.

La selezione è avvenuta anche per genere?

Si e molto. Questo anche perché avendo un unico palco abbiamo voluto evitare, per esempio, di mettere dell’heavy metal, con tutto il rispetto per l’heavy metal, in pieno orario cena. Poi abbiamo valutato secondo i nostri gusti, molto democraticamente. Ognuno dava un voto alle proposte che ci arrivate e di conseguenza al termine abbiamo premiato i gruppi che hanno avuto le valutazioni più alte.

E cosa possiamo dire sulla partnership con Electroshocking Web Radio?

E’ una collaborazione nata col tempo durante i lavori alla scuola di Baselica, cioè negli ultimi due anni. Uno dei loro membri ha cominciato a frequentare la scuola e dopo poco è diventato uno scambio reciproco. Una collaborazione che ci è piaciuta fin dall’inizio e che abbiamo voluto far diventare ancora più concreta con la loro presenza durante il festival.

Questo Why Not sarà la dimostrazione di come l’avventura del Collettivo14 stia andando avanti…

Ci rendiamo conto che quello che sta succedendo è un po’ un’eccezione. Dopo 3 anni vediamo che le cose migliorano e si incrementano, infatti come Collettivo14 abbiamo ormai alle spalle diverse edizioni di Kill Beer, Why Not?, Notti bianche, iniziative a sfondo benefico e la ristrutturazione della scuola di Baselica, tutto a nostro carico. Proprio con la ristrutturazione della scuola di Baselica ci è venuta l’idea di ospitare i gruppi che verranno a suonare, facendola diventare un piccolo spazio culturale. È impressionante come in 3-4 anni abbiamo saputo tirar fuori tutto questo da una situazione in cui si partiva quasi da zero.

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