Luciano Nardozza: la sua musica dalla Basilicata a Casalpusterlengo

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A volte, quando è possibile e quando c’è l’occasione giusta, ci piace anche uscire da Piacenza anche se solo per pochi chilometri. E così, grazie ad una segnalazione (non troppo anonima: Alessandro Colpani) abbiamo scoperto un giovane cantautore che da poco si è trasferito a Casalpusterlengo e ora lo presentiamo anche voi. Lui è Luciano Nardozza e lo abbiamo contattato durante il suo viaggio per Varigotti, prima di un live in terra ligure.

Intanto la tua “vera” provenienza e come sei finito a Casalpusterlengo?

Io vengo dalla Basilicata e per venti anni ho abitato lì, poi mi sono trasferito a Milano per motivi di studio e, sia a Milano città che attorno, ho cominciato anche suonare. Poi in un secondo momento mi sono spostato in altri posti, come la zona di Cremona, cominciando a collaborare anche con altri artisti in varie produzioni. Ovviamente la realtà più forte a cui faccio riferimento è quella milanese, però col tempo è diventata un po’ tutta la Lombardia, un territorio che ho conosciuto artisticamente.

Musicalmente invece hai ancora tante cose relativa alle tue origini…

Per quello si, il mio imprinting musicale e culturale proviene dalla Basilicata e infatti è basato su tanta musica etnica, come le pizziche e le tarante, che entrano ancora molto nella mia musica.

Raccontaci, allora, della tua musica…

Io nasco con il rock heavy metal, come ad esempio quello dei Dream theatre, poi a Milano ho cominciato ad avvicinarmi alla chitarra acustica e lì, nel frattempo, mi viene chiesto anche di comporre colonne sonore, a volte suonate anche dal vivo, per il teatro. Questo non solo con la chitarra ma alle volte anche tramite altri strumenti.  A teatro ho fatto tantissime cose, come Calvino e Macbeth per citarne due, in mezzo a diverse altre. In una seconda fase ho conosciuto una cantautrice di Crema, Tariinii Ferrari, e con lei ho fatto il coautore e coarrangiatore per quasi 5 anni e dopo ho cominciato a pensare di mettermi in proprio mettendoci la faccia. Poi tutto è stato velocissimo: due giorni dopo il mio trasferimento a Casalpusterlengo, ho scritto 15 brani di fila, tutti nuovi e che sono entrati nell’album “Di passaggio”.

Un album “velocissimo”!

Si, è stato un prodotto creato a grande velocità, un po’ alla maniera jazz: alla mattina suonavo e al pomeriggio scrivevo. Con la stessa velocità, dopo poco, è nato anche il video clip che lo ha seguito con l’estratto “Il folle mio librarmi in volo”, girato e montato tutto in una settimana (video che trovate qui: http://bit.ly/2vieoLj).

Nell’album troviamo anche collaborazioni, giusto?

Ci sono collaborazioni dal punto di vista musicale e “agganci” dal lato della produzione. Sul piano musicale nell’album si può trovare Nicola Caruso, Antonello De Luise e alla batteria Stefano Di Nilio. Per la parte legata alla produzione invece mi sono affidato a mio fratello Angelo per il master e all’altro mio fratello Filippo come ufficio stampa e manager.

Dalla tua biografia si legge anche un percorso di approfondimento in Svezia…

Si, anche se era partito tutto dall’andare là per imparare la lingua, poi in un secondo momento è arrivato anche l’approfondimento musicale su alcuni aspetti della chitarra moderna. Là, per certe cose, sono molto avanti rispetto a noi.

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In questo periodo è arrivata anche la vittoria a “Villeggendo”. Come è andata?

Semplicemente mi sono iscritto come per tanti altri concorsi, sono stato chiamato e sono andato là senza aspettarmi niente.  Questo anche perché sono stati giorni un po’ strani. Era un periodo di tempo brutto, la prima sera è saltata del tutto, la seconda è durata fino alla mia esibizione e poi hanno dovuto sospenderla, e nel frattempo mi sono anche un po’ ammalato. Di conseguenza non stavo nemmeno pensando troppo a quello che poteva essere l’esito della competizione e infatti quando hanno chiamato il mio nome non ero assolutamente pronto.

Tra l’altro, premiato da un giura variegata e importante!

Questo è stata la cosa che mi ha fatto più piacere perché tante volte si vedono giurie che tirano un po’ per l’artista di casa, ed invece ho visto una competizione molto seria con una giuria imparziale, lì solo per la musica e formata anche da nomi importanti, come un giornalista di Rockol, il produttore dei Lacuna Coil e Pooh, o ancora giornalisti per Einaudi.

Non solo canzoni, ma anche colonne sonore!

È una cosa che ho fatto dal 2008 fino a gennaio 2017. Adesso è un attimo da parte ma se ci dovesse essere in cantiere una cosa del genere, magari inserendo la mia voce, mi interesserebbe molto. Mi piacerebbe anche la mia chitarra abbinata ad altri elementi e magari anche in altre cose, come ad esempio cortometraggi.

C’è qualche riferimento musicale a cui ti ispiri nei tuoi lavori?

Non ho dei riferimenti diretti per quanto riguarda la musica italiana, perché non ne ho mai ascoltata troppa, anche se in molti mi dicono che assomiglio a Branduardi o a Gazzè. Più che altro penso che escano le cose che ho ascoltato in generale senza andare nello specifico di un artista o di un altro. Poi, ovviamente, gente come Battiato, Fabi o Branduardi, a cui dicono che io un po’ assomiglio, li apprezzo molto soprattutto per come usano i suoni e la loro profondità, ma non per questo mi ci voglio avvicinare troppo.

In conclusione, dopo l’incontro con Alessandro Colpani e questa intervista, graviterai un po’ di più su Piacenza?

Per adesso non conosco bene la realtà anche se ci sono passato qualche volta, ma solo per il tempo di suonare come ho fatto ad esempio qualche volta quando facevo l’artista di strada. Però sicuramente non mi dispiacerebbe che diventasse anche questa una mia casa musicale, per me è sempre importante conoscere locali dove suonare e nuove persone nel mondo della musica.

Summertime In Jazz