Nuovo ep e nuovo “viaggio” per i Lots

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Oggi parliamo di un altro gruppo di ragazzi che si vuol fare largo nella scena piacentina. Loro sono i Lots o meglio ancora, sono la batteria e la voce di Michele Barbieri (il più “vecchio”, classe ’93), la chitarra-basso-tastiere di Andrea Porcari e l’altra chitarra acustica di Marco Zannardi.

Tre ragazzi che di cui vi anticipiamo il secondo ep dal titolo “Il mago di Lots”, disco che uscirà fisicamente domani (il 13 maggio in digitale e sarà presentato al President il 6 giugno) ad un anno di distanza da “A day to remember”. Sei tracce su cui sembra che i ragazzi abbiamo lavorato di fino, sia per quanto riguardo l’idea intera del prodotto finale, sia per quanto riguarda le scelte sonore che sono entrate nei singoli. Finito lo spritz, partiamo con l’intervista.

 

Dato che siete da poco sulla scena piacentina qualcuno si chiederà, perché “Lots”?

Il nome Lots nasce da una serata tra amici, è l’acronimo di “Lore offri tu stasera”, diventato tormentone dato che il nostro amico aveva preso il primo stipendio. Più seriamente, il nome piaceva a marco (il nome completo sarebbe Lovers of the streetlights) anche se clamorosamente copiato da una canzone dei Mumford e sons (Lovers of the light). Abbiamo aggiunto il dettaglio del lampione perché esso raffigura ciò che la musica è per noi, un faro di luce in un viale desolato dove rimani tu e la tua chitarra a cullare la luna (questa sarebbe una cazzata ironica, ma mettiamocela).

Il nuovo prodotto, “Il mago di Lots”, arriva dopo “A day to remember”. Artisticamente quante cose sono cambiate in un anno?

L’evoluzione è stata strabiliante e non solo secondo il nostro parere. Se il primo album era completamente acustico, in questo ci siamo “ricordati” di saper suonare anche altro. Andrea, da sempre bassista, ha fatto vibrare le quattro corde del suo jazz bass, Michele ha percosso i tamburi come suo solito ed in più abbiamo aggiunto qualche doppia voce più curata, un po’ di pianoforte, una chitarra elettrica e per esagerare un sassofono.

Il risultato?
Non sembriamo neanche la stessa band del primo EP. Un altro livello. Anche a livello di mixaggio, firmato da Andrea Speroni, ha avuto un miglioramento esponenziale. Nell’anno trascorso dal primo Ep, anche lui ha avuto modo di incrementare il suo bagaglio artistico e approfondire la sua esperienza. E questo lo ha riportato per intero nel risultato finale.

Quanto è stato importante l’apporto dei ragazzi di Dancetool?

E’ stato fondamentale. In particolare Andrea Rocca che vogliamo ringraziare per la sua pazienza. Nonostante i mille impegni ci è stato dietro in una maniera che neanche noi ci aspettavamo, fino a farci ottenere un risultato di cui siamo tutti fieri. Sicuramente è più stimolante scrivere musica quando hai una persona che ti incita a farlo e alla quale piace il tuo lavoro, perciò lo ringraziamo davvero di cuore e chissà che in un futuro non ci sia qualche data coi NO TNX (la band di Andrea Rocca. Andrea tocca organizzare! Ndr).

Senza scoprire troppo, raccontateci un po’ queste sei tracce e il filo conduttore che le unisce

L’album si sviluppa interamente intorno ad una frase che viene sottolineata in un momento di “pausa” dentro la canzone Il mago di Lots: ”Ora so che se dovrò di nuovo andare in cerca della felicità, non la cercherò più in là della mia stessa casa, perché se non la trovo lì, vuol dire che non potrò mai trovarla”. L’intero album è un “viaggio” musicale che invitiamo a svolgere in nostra compagnia, ma prima bisogna accettare la propria storia, perché la partenza alla ricerca della felicità non esiste senza la precedente accettazione di sè stesso. All’interno del viaggio potrai sconfiggere le tue paure con “L’uomo di sabbia”, trovare l’amore non corrisposto in “Mafalda”, e in seguito quello reale e incantato di “Mabel” e via via, traccia dopo traccia, sarai coinvolto sempre di più.

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La scena piacentina adesso è ampia ma un po’ frammentata, voi più o meno dove vi collochereste?

Il progetto Lots è indubbiamente collocato nella fascia di band che ha tanta voglia di dimostrare qualcosa e di suonare, ma purtroppo è impossibilitata da una città come Piacenza. Di fatti suonare all’interno della nostra città è sempre un’impresa, complice il fatto che i locali non hanno interesse a far suonare le band (nemico numero uno la SIAE, rovina della musica italiana). Di fatto ormai siamo sempre più indirizzati a dover ascoltare per forza ciò che le radio e le televisioni vogliono farci sentire.

Dall’altro lato ci sono generi che stanno andando molto …

In Italia negli ultimi tre anni è il Rap il genere che va per la maggiore. Ormai è chiaro. Come band, qualsiasi genere tu faccia, sarà sempre un’impresa emergere con la TUA musica. Un’altra questione rilevante è quella della musica elettronica che spesso garantisce un pubblico “consumante”, al contrario di una qualsiasi band di provincia che rappresenta per il gestore di un locale un’incognita in termini di pubblico e guadagno.

Esempi a livello piacentino di artisti che vi piacciono? e a livello nazionale ed internazionale?

Artisti da non farsi sfuggire nella scena piacentina, a nostro parere, sono: Maladissa, Enjoy Peninsula, Mikeless, Antonio Ferrari, Stereo Gazette, Zebra Fink, Badfrog, Colpani, Under Static Movement. Nella scena internazionale invece: Tre allegri ragazzi morti, Marta sui tubi, Baustelle, Gazzè, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri (in particolare l’album di questi ultimi tre artisti insieme), Musicanti di Grema, This wild life, A day to remember, Tool, Protest the hero, August burns red (sono veramente tanti se li scriviamo tutti diventiamo matti).

All’inizio della chiacchierata (a “microfoni spenti” durante lo spritz) mi avete detto che la prima volta in sala di registrazione eravate un po’ spaesati, com’è cambiato il vostro approccio su questa cosa e con la musica in generale?

Al nostro primo EP, l’esordio in studio, eravamo effettivamente poco preparati, spaesati e inconsapevoli del mondo in cui stavamo entrando. In questa occasione ci siamo dimostrati pronti, sul pezzo e senza notevoli interruzioni, l’album è stato interamente registrato in 25 ore (per 6 pezzi sono veramente poche). Il nostro bagaglio musicale si è notevolmente arricchito e speriamo di poterne usufruire maggiormente in un futuro EP, anzi in un futuro album.

Summertime In Jazz