Ruins | Primo contatto con il progetto che uscirà il 3 aprile

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Marco Costa e il progetto Ruins

Da Marco Costa e Ricky Ferranti, un lavoro alle radici del rock

È un po’ che vediamo in giro degli assaggi di un progetto che si chiama Ruins, a cui il protagonista ha aggiunto un “Barren” come cognome. Lui è Marco Costa (conosciuto anche come Tiglio o Ciosti, dipende da tanti fattori. Ndr), voce del Fattore Rurale e l’altro è Ricky Ferranti. E qua le presentazioni sono superflue.

Da questa unione il 3 aprile nascerà Land of desolation e noi anticipiamo un po’ in tempo facendo una prima chiacchierata con la voce del progetto, per darci una prima infarinatura su quello che tra 20 giorni ascolteremo con le nostre orecchie.

Come è iniziato tutto ciò?

Andando a lezione da lui, dopo un po’, anche perché mi piacciono molti i suoi brani, gli dico “Ma se facciamo insieme una canzone e io lo canto?”, e lui mi ha risposto “Ma se invece facessimo un disco?”. E io che cosa dovevo fare, dire di no?!?

Cosa vi lega?

La filosofia di tornare alle origini, alla verità, alle radici. La prima volta che l’ho visto eravamo alla Muntà, eravamo tante band e ognuno faceva tre pezzi, e appena l’ho visto e ascoltato il suo sound, mi sono detto che lui doveva essere quello che mi avrebbe insegnato per davvero a suonare la chitarra.

Oggi vorrei scoprire solo in parte il progetto, però… come funziona questo lavoro in coppia?

Lui scrive la musica, io i testi e Nikita (nome inventato, da Costa, e che rimarrà nell’anonimato. Ndr) contribuisce alle traduzioni. Gli arrangiamenti li decidiamo insieme, ma in effetti anche tutto il resto, diciamo che costruiamo tutto insieme.

Marco Costa e il progetto Ruins

Da quanto capisco è un rapporto che ormai va oltre la musica…

È nato subito qualcosa. Da quel giorno a La Muntà mi sono detto “Lui è qua per me”. Credo che senza questa cosa, non si può fare musica insieme. Poi conoscendoci meglio abbiamo capito che la strada era quella, magari tra di noi cambiano i gusti ma i punti fermi sono gli stessi per tutti e due, ad esempio Robert Johnson è Robert Johnson, punto. Oppure che non si fanno i dischi a metronomo.

Ultima cosa e poi riprenderemo il discorso più avanti: perché qua sei passato all’inglese?

Sapevo che me lo avresti chiesto. Ho bisogno di cambiare e se le faccio in italiano sarebbe una parte della evoluzione del Fattore Rurale, e allora lo faccio qua. Questo vale anche per il sound, ma per la lingua soprattutto perché questa mi dà anche la possibilità di scrivere cose diverse e ad essere più libero. Vedo anche che, contro il mio volere, sto imparando anche l’inglese perché ho capito subito che dopo le prime due canzoni, la terza l’avevo già scritta in modo diverso. È uscito anche che scrivo canzoni in italiano che vanno subito bene anche in inglese e Ricky e Nikita, non ci volevano credere.

Summertime In Jazz