Vi presentiamo gli Infected: “Il metal? Una scelta per essere sè stessi”

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Era ora che colmassimo una lacuna di Piacenza Music Pride, ossia quella di non aver mai parlato di metal. A dire il vero non erano tutte nostre le colpe, infatti la scena piacentina non offre grandi spunti sul genere né come gruppi né come eventi, ma invece l’occasione giusta è arrivata grazie agli Infected.

Loro sono un gruppo di 4 ragazzi molto giovani, dai 18 ai 20 anni, che hanno scelto il metal come loro forma di espressione musicale. Suonano ormai da tempo, ma in quest’ultimo periodo hanno fatto importanti passi avanti, prima andando in studio di registrazione per il loro primo album “Judgment day”, poi trovando il primo contratto con un’etichetta discografica, la ETN Records.

Ragazzi, come e quando nascono gli Infected?

Il progetto com’è adesso nasce 3 anni fa, ma le prime prove risalgono a molto tempo prima, quando io (Gianmarco, chitarra e voce del gruppo) insieme a Samuele (basso) abbiamo cominciato a suonare qualcosa già ai tempi delle medie, forse anche prima. Poi in prima media abbiamo coinvolto Marco, il chitarrista, che fino a quel momento non conosceva praticamente niente di musica, e per ultimo Michele e la sua batteria. Già dall’inizio era chiara l’idea di lasciare da parte le cover per produrre cose nostre, mettendo insieme i vari gusti personali, dalle cose più melodiche fino al trash, al death.

Proprio su questo, perché avete scelto il metal?

Per il semplice fatto che ognuno deve fare quello che sente, quello che gli piace fare, senza pensare a qual è il mood del momento. A noi il metal diverte, è sicuramente meno facile da ascoltare, ma ci piace di più. E poi, proprio in contrapposizione con le scelte di tanti altri gruppi, è meno inflazionato e lo abbiamo scelto anche per questo.

Sicuramente un genere anche difficile per trovare delle date…

In pratica a Piacenza abbiamo suonato solo a Tendenze, appena fuori, siamo andati a Cremona. Per trovare altri posti che hanno ospitato concerti del genere, qualche anno fa la festa dei Lyons ha proposto qualche gruppo Metal, altrimenti bisogna tornare ai tempi del Fillmore di Cortemaggiore, dove però questi eventi facevano anche sold out a riprova che qualcuno che lo segue c’è. Questo è un problema, troppo spesso si da’ spazio alle cover band ammazzando i gruppi che invece fanno cose loro. Ha più possibilità chi la musica la copia rispetto a chi la fa.

E fuori Piacenza?

Purtroppo anche oltre i nostri confini non è troppo facile muoversi. E’ un circolo vizioso, non ci si prende il rischio di fare un determinato genere e di conseguenza i ragazzi che fanno quella musica, non suonando, non evolvono. Qualche data l’abbiamo trovata a Milano e a attorno, come la sera che abbiamo suonato al Rock’n’Roll (dove abbiamo conosciuto Pino Scotto) oppure a Cassano d’Adda e ancora a Gaggiano. Oltre al contest di Emergenza.

Insomma, un panorama non semplice soprattutto in relazione a realtà nazionali vicine a noi ma molto diverse…

E’ così, in Italia funziona poco il metal, a differenza della Germania dove invece è tutta un’altra cosa. Cambia soprattutto il modo di pensare. Là non va un genere a discapito di un altro, funziona tutto, Questo perché non si segue solo un mood ma si seguono più strade. Anche solo per strada, c’è lo spirito di fermarsi e ascoltare, oppure nei locali, andare già ad ascoltare chi apre un live e non solo il main. Da noi purtroppo ci accontentiamo un po’.

Come detto prima, gli Infected partono da lontano. Come siete evoluti?

L’evoluzione è continua. Soprattutto tramite i gruppi che ascoltiamo, e ancora di più tramite i live che riusciamo ad ascoltare, questi ci fanno evolvere. Oltre a questo, come detto sopra, anche le diverse influenze musicali che ognuno di noi si porta dietro, cambiano la nostra musica. Questo ci rende difficile etichettare il nostro genere.

Con quali riferimenti?

Riferimenti italiani in pratica non ce ne sono, anche perché il nostro genere ha influenze che si possono considerare ormai vecchie, soprattutto anni ’80 e ’90. Ma anche a livello mondiale non si va oltre i 50 gruppi a cui si può fare riferimento. Per l’Italia potremmo dire i Lacuna Coil, ma in effetti non sono lo stesso genere e prima hanno comunque fatto successo all’estero, in generale possiamo partire dai Metallica, Slayer, Pantera, Testament, fino agli Extrema e ai Game Over.

Da queste basi, siete arrivati al primo album: Judgment Day

Sono 8 tracce di cui 2 strumentali, l’intro e l’outro, dove si sentono tutti i componenti. Un paio di pezzi erano già in cantiere al termine del 2014, l’ultima invece 3 settimane prima di entrare in studio di registrazione. L’album uscirà tra fine dicembre e gennaio.

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Di cosa ci parlate in queste canzoni?

Già dal titolo si può intuire che è uno spaccato sociale, un messaggio su quella che è la nostra società. Piena di bugie e basata sul potere economico e politico, una società in cui crediamo di essere liberi ma invece siamo influenzati su tutto. Judgment Day vuole essere un campanello d’allarme sia per chi sta ai piani alti, dicendogli che prima o poi la gente si sveglierà e comincerà a rivoltarsi, sia alla nostra generazione, in particolare al mondo del metal, visto come un insieme di disagiati, etichettati come misfits, ma solo perché gli altri sono tutti uguali. Non volgiamo cambiare il mondo ma solo mettere in luce la realtà come la vediamo noi.

Come e quando è nato?

Fondamentalmente tutto è nato dalla prima esperienza in studio di 3 anni quando abbiamo registrato una demo di 4 canzoni negli studi di Corrado Bertonazzi. Siamo ripartiti da lì, da quella prima esperienza, da cui abbiamo imparato come si entra in uno studio e di come si lavora. E’ nato, soprattutto, non mettendo insieme e a caso dei pezzi, ma studiandoli e mettendoli nell’ordine giusto perché in quell’ordine vanno ascoltati. Siamo partiti dopo Tendenze 2014 e abbiamo finito di registrare nel 2015, sempre insieme a Bertonazzi, cercando di curare in modo più professionale l’editing e il master, fatto da Fabio Palombi nei Blackwave Studio di Genova. Anche per quanto riguarda la copertina abbiamo voluto fare un salto oltre, affidandoci a Mario Lopez, un grafico molto conosciuto nell’underground italiano.

Non solo un album, ma è arrivata anche l’etichetta!

Si, l’ETN Records ci ha risposto subito dopo che gli abbiamo inviato una copia del nostro lavoro. Ci hanno detto del loro interessamento e abbiamo firmato il contratto. Loro si occupano della produzione e per la distribuzione invece si affideranno alla Punishment 18. Abbiamo incasinato un po’ le poste con i nostri dischi spediti in giro, però ne è valsa la pena perché la ETN (Earthquake Terror Noise) Records è un’etichetta specializzata sul metal, nuova e che ha voluto puntare su di noi. L’obiettivo primario di entrambi non è vendere copie ma far girare il nostro nome e la nostra musica, e farlo tramite i canali in cui navigano i veri interessati al genere, è molto importante.

Siamo ai saluti, prossimi obiettivi?

Suonare. Suonare il più possibile, a partire da sabato prossimo al Legend club di Milano e poi…  e poi vendere le magliette. Le magliette sono importanti.

Summertime In Jazz