A tu per tu con: Carla Zerbi di “Rouge”

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Continuiamo il nostro percorso fra le pieghe della musica piacentina. Stavolta ci spostiamo su chi la musica la promuove, per questo ci siamo messi in contatto con Carla Zerbi di Rouge Promozione Musicale per conoscere meglio il suo lavoro e la sua agenzia.

Carla, partiamo da come nasce tutto il tuo percorso.

Sono sempre stata appassionata di musica. Fin da bambina ho suonato il pianoforte che ho continuato ad approfondire al Conservatorio di Musica. Dopo il liceo ho frequentato il corso di studi in “Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione” alla Bocconi di Milano laureandomi 5 anni dopo, anni in cui ho fatto una prima esperienza in una etichetta, la Homesleep di Bologna. Poi è partita la creazione di una piccola label, la Tea-Kettle Records, tramite la quale ho fatto uscire alcuni dischi sia italiani che stranieri. Alla promozione vera e propria ci sono arrivata lavorando presso un ufficio stampa, fino a quando ho deciso di dare vita a Rouge.

Qual è stata la molla che ha fatto scattare questa scelta?

Dopo l’esperienza milanese, come ufficio stampa, ho capito che questa parte della filiera musicale mi piaceva molto e avevo voglia di mettermi in gioco, di fare qualcosa di completamente mio, per poter anche avere piena libertà in ambito artistico. Tutt’ora sono io sola a gestire tutto.

In una ipotetica “filiera musicale”, in che punto ti ritroviamo?

Il ruolo di un ufficio stampa è quello di fare in modo che un artista o un progetto musicale, venga conosciuto. Non basta infatti xhe un’etichetta faccia uscire un disco perché questo automaticamente arrivi al pubblico. Un’agenzia deve fare in modo che il prodotto discografico venga conosciuto da un maggior numero di persone possibili, non solamente dal suo pubblico di riferimento. Per fare questo mi relaziono con i media in modo che un disco venga recensito, passato in radio, in TV, vengano fatte interviste, articoli e iniziative di questo tipo che servano a veicolare il prodotto artistico che si sta lavorando.

Quali sono i tuoi diretti interlocutori oltre agli artisti?

In genere mi relaziono con le case discografiche e il management per quanto riguarda la “committenza” di un lavoro. Poi spesso vengono coinvolti le agenzie di booking e i distributori a cui interessa direttamente l’andamento del mio lavoro e i suoi risultati. Il booking e la promozione infatti sono due attività che spesso vanno di pari passo, sono complementari. I distributori invece sono interessati all’andamento della campagna promozionale in quanto quest’ultima è di supporto alla vendita dei dischi da loro distribuiti.

Di norma che genere di musica “gestisci” e proponi?

Non lavoro a priori con un solo genere, diciamo che più che al genere do importanza alla qualità di un progetto musicale. Credo che questa sia la cosa più importante.

Da quando hai iniziato vedi un cambiamento di gusti in chi ascolta e cerca musica?

Più che altro è cambiato il modo di usufruire della musica. Lo streaming ha rivoluzionato il modello tradizionale e il disco fisico non è più il prodotto principale da vendere: ci sono infatti una serie di servizi collaterali, di esperienze che la fanno ormai da padroni: concerti, eventi, merchandising di qualsiasi tipo. Altro modello molto diffuso ora è quello di fund raising: molti artisti affidano al pubblico il finanziamento della loro prossima uscita che diventa in qualche modo “azionista”. Ed è questo un modo per far sentire il pubblico particolarmente coinvolto nel progetto del proprio artista preferito.

Verso che direzione sta andando la promozione musicale?

Il web sta diventando sempre più importante, ma è così ormai da anni. Bisogna sempre ingegnarsi per studiare una campagna promozionale accattivante, per “vendere” al meglio l’artista, vista la grande concorrenza che c’è. Ormai le uscite discografiche sono numerosissime, quindi è una dura lotta! Per questo è fondamentale la professionalità, l’originalità e la qualità della musica che si promuove.

Tu parti da Piacenza, adesso lavori sulla nostra zona?

Vivo e lavoro a Piacenza ma opero a livello nazionale, ovvero con media di portata nazionale. Lavoro con media locali solo quando un mio gruppo o un solista passa nella zona, questo perché lavorare sul nostro territorio non mi garantirebbe un roster come quello che ho adesso. Per quanto riguarda invece gli artisti con cui ho lavorato, sono state pochissime le band piacentine, al momento lavoro prevalentemente con artisti stranieri.

Quanti artisti hai in book adesso?

Non ti saprei dire il numero esatto, ma diversi. Il mio lavoro è piuttosto ciclico in quanto in genere lavoro alla promozione di un’uscita discografica o magari di un tour. Tra gli ultimi Kula Shaker, Caravan Palace, The Crookes, Ian Fisher, Sophie Auster, Full of Keys, Steve Earle, Manchester Orchestra, Unfaithfull e diversi altri. L’elenco completo lo si trova sul mio sito www.rougepromo.com e su Fb https://www.facebook.com/RougePromozioneMusicale.

Qual è la prima cosa che proponi ad un artista che comincia a lavorare con te?

Dipende da cosa devo promuovere, in genere, in base al prodotto che devo promuovere e al genere musicale in questione, propongo un media planning ad hoc ed una strategia promozionale mirata.

Qual è la prima cosa che chiedi tu ad un artista che comincia a lavorare con te?

Una volta che ci si è accordati sul lavoro da svolgere, chiedo tutto il materiale promozionale che mi serve per redigere un comunicato stampa e impostare la campagna promozionale concordata (ovvero biografia, fotografie, materiale musicale, promo, video, etc.).

Quante volte sei tu a cercare un artista e quante volte qualcuno si avvicina a te?

Non c’è una regola. Sicuramente agli inizi dovevo sempre propormi io perché il mio nome ancora non era conosciuto, ora invece ricevo richieste e proposte. L’ultima è stata quella dal management dei Kula Shaker che mi ha proposto di lavorare alla promozione del nuovo album e alle loro due date italiane. Il più delle volte il cliente è soddisfatto del lavoro svolto e quindi torna anche in futuro, magari per la stessa band o per altri artisti che rappresenta. Fondamentale però rimane il passaparola.

Qual è il primo consiglio che daresti a chi si propone di fare e vendere musica?

Cercate di curare la qualità di quello che volete vendere: la concorrenza è tanta, quindi la qualità fa la differenza. Inoltre è fondamentale la creatività sia a livello musicale che come approccio. Poi tanto umiltà, cosa che spesso molti musicisti si dimenticano. Affidatevi a professionisti, non a gente che si improvvisa. Purtroppo ci sono tanti che operano nel mercato discografico che in realtà non sanno da che parte muoversi e fanno solo perdere tempo e denaro agli artisti che si affidano a loro.

Il tuo lavoro quanto ha risentito di questo periodo difficile?

Sicuramente ne ha risentito: se i soldi sono pochi, è ridotto anche il budget che l’artista ha a disposizione per la promozione. Poi purtroppo gli artisti credono che la promozione sia un aspetto secondario e non c’è niente di più sbagliato: credono che sia sufficiente registrare e poi chissà, qualcosa succederà. Ma purtroppo le occasioni non arrivano da sole, il disco deve arrivare alle orecchie giuste e ad un pubblico ampio, altrimenti resterà solo una cosa fine a sé stessa.

Il mondo dei giovani è sempre difficile da captare e da leggere, la tua esperienza e le tue sensazioni cosa ti portano a pensare sul rapporto che c’è oggi fra musica e nuove generazioni?

La musica è sempre molto importante per le nuove generazioni, forse sempre di più, cambiano solo i modi in cui ne usufruiscono. Se si guarda al mainstream c’è un certo appiattimento, questo è vero, ma ci sono anche tante realtà più di nicchia che stanno diventando sempre più grandi e sono da tenere in considerazione, i professionisti del mercato discografico non possono più ignorarle.

Summertime In Jazz