Intervista a Joe Croci: un 2017 tutto nuovo (o quasi)

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Un modo per aprire il 2017, può essere quello di ripartire proprio dall’anno passato. Meglio ancora se si riparte da quello che è stato per un lungo periodo il fenomeno musicale della nostra città grazie alla esposizione mediatica che ha avuto tramite un talent. Non ci vuole molto a capire che stiamo parlando di Joe Croci.

Lo avevamo incontrato nel 2015 dopo che aveva già cominciato e farsi in conoscere oltre Piacenza, ma nel frattempo di acqua sotto i ponti ne è passata molta, fra The voice, alla popolarità, a cambiamenti artistici e qualcuno personale. Dopo quella intervista (che trovate qua http://bit.ly/1K1tmVj) abbiamo incontrato di nuovo Joe ed ecco cosa è uscito.

Nella nostra ultima intervista insieme ci eravamo lasciati definendo il tuo 2015 come “speciale”, del 2016 cosa vogliamo dire?

Che è stato moooolto speciale. Questo sia per la mia crescita come conoscenza musicale, perché continuo ad ascoltare tanti generi diversi (oggi sono molto “arrabbiato” perché mi è scaduto Spotify Premium!) e cose nuove, cominciando a suonarle, ma allo stesso tempo riscoprendone altre. E poi ovviamente per l’esperienza a “The voice”.

Al centro, almeno per noi che guardiamo da fuori, c’è stata l’avventura nel talent. Cosa ti sei portato dietro da quella esperienza?

Sicuramente quello che per me è stato più importante è che sono stato capace di mettere in mostra sul piano televisivo quello che sono capace di fare. Poi tante conoscenze e anche qualche amicizia. Ovviamente sul lato tecnico è un’esperienza molto produttiva lavorare in un ambiente del genere, sia perché hai a che fare con persone “del mestiere” e hai la possibilità di usare equipaggiamenti musicali di altissimo livello.

E’ cambiata la tua vita dopo essere arrivato fino alle semifinali?

Beh, un po’ si, ad esempio sono riuscito a vendere più cd in una serata che in tutto l’anno prima! Sapere che la gente ha cercato la mia musica è sicuramente una cosa bellissima come rischiare di fare tardi ad un appuntamento perché sei circondato da ragazzini che vogliono farsi firmare l’iPhone nuovo (ma non la cover, proprio il telefono, cose da matti!) dall’altro lato ti fa riflettere come gente che non mi salutava prima, di colpo invece adesso si, mah! Anche musicalmente l’attenzione è aumentata, basta pensare che sarebbe impossibile fare oggi quello che ho fatto una sera in un live a Piacenza quando ho fatto la scaletta due volte e non se ne è accorto nessuno.

Arrivato a questo punto, è una parentesi ancora aperta quella dei talent, oppure sei un po’ stanco?

Assolutamente la seconda, sono stanco. Più che altro perchè nei talent non sei quello che sei tu veramente, loro ti propongono al pubblico come vogliono loro. Io all’inizio avevo accettato di farlo a patto di essere me stesso, ma le ultime tre settimane era una guerra continua anche solo per come dovevo vestirmi. Anche perché la musica arriva fino lì, quello che conta è lo spettacolo. Anche dopo ci sono comunque delle restrizioni, il contratto è durato fino ad agosto e non potevo caricare video, le serate si ma non i miei pezzi. Poi anche se vinci o almeno arrivi alla fine, magari alla produzione interessano comunque alcuni soggetti più che ad altri.

Tirando le somme, lo consiglieresti ad un ragazzo che vuole fare musica?

Se vuoi diventare famoso per un anno, fare le foto con le ragazzine, va bene. Ma dura un anno. Per costruirsi una carriera decente la strada è diversa. La mia esperienza è stata bella ma anche prendendola con le pinze non so se è da fare.

Chiudiamo la parentesi. Torniamo all’altra parte musicale del 2016. L’altra volta ci parlavi di Passenger, Oasis, Duran Duran, Elvis. E’ arrivato qualche altro artista in questi mesi?

Più che altro, è tornato qualcuno. Fra le tante cose nuove che ho conosciuto, forse quelle che mi hanno influenzato di più sono proprio quelle che avevo messo da parte ma che sono andato a riprendere. Un ritorno anche nell’ascolto vero e proprio soprattutto di Elvis, Johnny Cash, Eddie Cochran, il mondo del rockabilly, ma anche cose più recenti come Artcitc monkeys, Kasabian, molto gli Oasis. Posso dire che per me adesso gli Oasis sono i miei nuovi Passanger. Prima perché ne conoscevo solo la musica, poi ho visto 7-8 volte Supersonic, il film su di loro, e ho imparato a conoscere anche tutto il resto

Qua, nel privato, ti bacchettiamo: all’epoca il meccanico non era il tuo futuro e allora avevi cambiato per la scuola di liuteria. Ma ho saputo che ti sei stancato anche di quel “tragico” treno delle 6.20. Cosa è successo?!

E’ successo che neanche Cremona faceva per me. Tornavo alle 8 e partivo alle 6, non ci stavo più dentro. Non ci stava più dentro niente. I ragazzi alle prove si deprimevano perché ero preso male. E perciò adesso Itis Fiorenzuola. Tra l’altro il passaggio c’è stato appena dopo aver detto in una intervista che non sarei più tornato a fare il meccanico … e infatti stavolta ho scelto elettricista! La cosa che ha fatto ridere è che il primo giorno nella nuova scuola, metà della gente pensava fosse uno scherzo e non credeva che fossi lì per andare a scuola veramente. Solo dopo il terzo, quarto giorno, hanno capito che ero lì per studiare.

Tornando alla musica, quello che non cambia sono 2 collaborazioni che sono state molto importanti, quelle con Andrea Fedeli e con Corrado Bertonazzi…

Con Corrado, quando vado in studio, vado da lui perché è la persona e l’ambiente giusto. Lui è il riferimento. Andrea è un boss, lui suona in varie realtà e di musica ci vive. Faceva lezioni di chitarra prima a mio fratello e poi a me. Molto, molto paziente perché all’epoca, quando ho cominciato nel 2011, volevo imparare le canzoni ma senza imparare la musica. Volevo fare un po’ il grosso con gli amici, ma solo grazie a lui sono arrivato ad imparare quello che adesso so fare. Sono due collaborazioni importanti, per il passato e per il futuro.

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Proprio rivedendo il video su Youtube di No Name (che oggi sfiora le 20mila visualizzazioni e che trovate cliccando sulla foto) si nota quanto sei cambiato in un anno e mezzo. E’ un cambiamento solo fisico, oppure sei cambiato tu come persona?

Si, magari anche come persona, ma più che altro perché si cambia sempre. Caratterialmente un pò si, ma soprattutto musicalmente: i miei gusti cambiano come mi cambio le mutande. Quello che mi piaceva un anno fa magari adesso mi fa un po’ schifo e viceversa. E’ il suonare nella band che comunque cambia anche un po’ l’approccio. Vivi la musica in un modo diverso, magari un giorno devi andare in tour e da solo è un po’ deprimente, ma con i migliori amici è tutto diverso. Forse sono cambiato nelle cose che scrivo. Prima uscivano tante cose un po’ depresse sull’amore, oggi invece sono cose più leggere ed un po’ su tutto.

Un cambiamento musicale invece c’è già stato. Da qualche mese suoni in una band, i The Strikes. Come è nata l’idea?

In pratica dovevo fare una serata. Mi sono beccato prima con Cristian (Pinieri. Ndr) e non avevo alcuna voglia di andare a suonare da solo, andare là solo per rifare The boxer e Sound of silence proprio quella sera non mi andava, e allora gli ho detto di farsi prestare un basso, trovare uno con la batteria e fare una prova 3 ore prima di andare a suonare il live. Era tutto molto più divertente. Poi è un modo per stare con gli amici, Cristian è il mio migliore amico dalle medie, Alfredo, l’ultimo arrivato, anche lui lo conosco da tempo. Solo Jacopo l’ho conosciuto alla prima prova.

Proprio sulla formula band, è un percorso musicale che vedi centrale per il tuo futuro?

Adesso principalmente scrivo ancora chitarra e voce ma mi do molto di più alla band. Con loro stiamo preparando degli inediti che vorremmo buttare fuori prima dell’estate. Vorremmo fare un ep di 5 pezzi, un debutto mini. I live adesso sono solo in parte chitarra e voce, quando faccio 3 o 4 pezzi da solo. In questa modalità ho scritto qualche cosa, in un folk blues che non si capisce bene che cos’è. Qualcosa sta uscendo ma adesso quello che stiamo soprattutto provando, è corale e fondamentalmente di stampo indie rock.

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All’epoca avevamo parlato anche del tuo primo Acoustic Ep immagino che già in molti ti abbiano chiesto quando porti fuori qualcosa di nuovo!

In molti e io ce la sto mettendo tutta. Se fra un mese arriva una etichetta ed un produttore dico subito di si. E sarebbe con i The Strikes. Sono comunque io anche lì, i pezzi di solito sono io a scriverli e l’album in qualsiasi caso lo avrei fatto con tanti altri strumenti, non più semplice chitarra e voce.

Curiosità: nel frattempo ti è passata la voglia di suonare in mezzo alla strada o in spiaggia??

No no, però ultimamente non è andata benissimo, mi hanno buttato fuori alla festa del torrone a Cremona. L’anno prima era stato divertente, ho venduto qualche cd mettendomi in piazza. Però all’epoca non mi cagava nessuno e allora non avevo dato fastidio. Quest’anno invece si era fermata un po’ di gente e sono venuti a dirmi che non potevo suonare, ho fatto finta di andare via, loro sono ripartiti, allora ho ricominciato fino a quando non è arrivata la sicurezza. Allora siamo usciti dalla festa di qualche metro e abbiamo ricominciato ancora. A Cremona si può suonare in strada (in teoria) e l’ho fatto.

All’inizio abbiamo parlato del 2015 e del 2016, ma in chiusura, qual è la cosa più importante del 2017 appena iniziato?

Spero di portare avanti la mia musica in modo un po’ più onesto e sudato invece che andare a fare un talent. Continuare a scrivere canzoni. Non mi faccio aspettative e prendo quello che viene. E spero che mi arrivi quello che mi sono meritato, che sia poco o che sia molto.

Summertime In Jazz