My Way Home: Francesco Zucchi si presenta col suo primo disco

535

My Way Home. La mia strada verso casa. E’ il titolo davvero emblematico del primo disco di Francesco Zucchi. Non solo il ritorno alle origini della sua musica, quella dei grandi folksingers, da Bob Dylan o Neil Young ma anche contemporanei come Damien Rice o John Mayer. Ma anche un vero e proprio viaggio interiore, tant’è vero che, proprio la canzone che da il titolo al disco, è basata sulle riflessioni del viaggio sul cammino di Santiago di Compostela che Francesco ha effettuato.

Francesco, questo è il tuo primo disco dopo aver tanto suonato in diverse formazioni.
Esatto, nasco come chitarrista e cantante dei Sender Set, gruppo Funky-Blues, e poi come chitarrista di una grande cantante piacentina, Linda Sutti. In questi anni sono tante le canzoni che ho scritto. “Corner” una delle canzoni di questo disco, è stata ad esempio scritta nel 2007 

E’ un disco dalle sonorità molto folk.
Dopo alcune esperienze con altri gruppi ho voluto propormi nello stile: “uomo con la sua chitarra”. Ho appofondito lo studio della chitarra con Davide Dabusti e penso di essere pronto per questa esperienza. Avevo registrato diverso tempo fa una canzone, “Corner” appunto, un demo, quasi per vezzo personale. Andrea Rocca dello studio 0523RECORDS, mi ha sollecitato a comporre un disco che rischiamasse le caratteristiche di questa canzone. 

Allora parliamo di questo disco e delle sue canzoni.
Tutte le canzoni nascono da esperienze personali e poi rielaborate in forma di fiction. Quasi ponendomi come spettatore esterno, come un regista, che rielabora questi vissuti in forma di musica e canzoni. Una delle canzoni, “My Way Home”, è quella che da il titolo al disco e che riporta la mia esperienza nel Cammino di Compostela. Pur dichiarandomi agnostico non posso non  ammettere che questo viaggio abbia grandi valenze spirituali. Non è un però un concept album, tutte le canzoni infatti sono diverse fra loro: dai temi alle sonorità in cui si percepiscono vari stili musicali. In una parola mi piace definirlo un disco “libero”.

Hai detto che il tuo disco è stato registrato e prodotto presso gli studi 0523RECORDS
E’ stato registrato presso gli studi Borgotrebbia a Piacenza e edita da “Dance Tool”. E’ stato registrato praticamente in presa diretta voce e chitarra. E’ stata una scelta er dare un altro “colore” a  tutto il disco anche se non nascondo la fatica nella registrazione che richiedeva una perfetta esecuzione. Oltre alla voce e alla chitarra poche sono state le sovraincisioni di altri strumenti: il Violoncello di Giulia Lanati e, in una canzone, l’onore di avere la voce di Linda Sutti. Addirittura la canzone “Ma Knees And My Face” è stata tutta “Live in Studio”. In questo contesto un grosso aiuto mi è stato dato dai tecnici: da Andrea Rocca, che oltre al lavoro di registrazione ha fatto un lavoro anche di produzione dei pezzi perchè assumessero maggior vivacità e incisività. Simone Cutrì che ha curato la versione “remix” di “Don’t” che è la traccia che stiamo usando come promo del disco. Da ultimo ma non meno importante, una menzione anche all’aiuto di Andrea Speroni per tutto il lavoro in fase di registrazione. 

Un disco come questo poteva correre il rischio di essere la copia di illustri folk singers. Come ti sei districato per non incappare in questo trabocchetto?
A dir la verità non mi sono posto il problema che proprio non sento. Il mio punto di vista è, nè buttarsi nel copiare, ma neppure scrivere senza mai aver ascoltato niente. Per me sono due vie inconcepibili. Ascoltare le canzoni di altri mette nella condizione di avere delle idee da cui partire per una propria elaborazione. 

Il disco verrà presentato al Dani Bar (via Taverna) il 3 di Giugno alle ore 20. 

clicca QUI o sulla foto per il video di “Don’t” [[{“type”:”media”,”view_mode”:”media_large”,”fid”:”2574″,”attributes”:{“alt”:””,”class”:”media-image”,”height”:”221″,”style”:”vertical-align: text-top;”,”typeof”:”foaf:Image”,”width”:”447″}}]]

Summertime In Jazz