Niccolò Fabi: il suo essere uomo è nella coerenza delle sue canzoni!

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Niccolò Fabi inizia la carriera artistica all’inizio degli anni 90 mettendosi alle spalle una laurea in filologia romanza, con una tesi in codicologia ed io, che fin dagli albori della sua carriera lo sto seguendo con attenzione e stima, gli sono davvero grato di aver accantonato gli studi e di aver scelto di scrivere canzoni!
Era l’anno 1997 quando, ascoltando con la solita noncurante poca attenzione il festival di Sanremo, udii una canzone che mi incuriosì per la sua leggera profondità.

 [[{“type”:”media”,”view_mode”:”media_large”,”fid”:”3225″,”attributes”:{“alt”:””,”class”:”media-image”,”height”:”103″,”style”:”line-height: 20.0063037872314px; font-family: verdana, geneva; font-size: small; float: left; margin: 5px;”,”typeof”:”foaf:Image”,”width”:”184″}}]](Vai a video) “Capelli” era il suo titolo, che pur non vincendo il festival si accaparrò il premio della critica. Da allora Niccolò si è procurato un posto speciale nella mia élite personale di cantautori. Di quelli che ammiri nella loro interezza perchè riconosci, nei testi e nella musica,  il segno di un percorso umano mai lasciato al caso.

 In quasi vent’anni di carriera, Niccolò ci ha donato con semplicità e coerenza canzoni che lasciano il segno: “Lasciarsi un giorno a Roma”, “Il negozio d’antiquariato” , fino a “Costruire” oppure, recentemente,  “Life is Sweet” scritta a 6 mani con Max Gazzè e Daniele Silvestri.

Mercoledì 29 luglio lo troviamo a Fiorenzuola d’Arda in un concerto che lui stesso definisce “intimo, cercando di sezionare una serie di brani che siano valorizzati dalla formazione con la quale suonerò: i Gnu Quartet, un quartetto formato da strumenti ad arco e a fiato”.

Niccolò, dal tuo punto di vista, nell’arco della tua carriera quali sono stati i tratti di continuità oppure, al contrario, i punti che hanno contrassegnato una rottura con il passato?
Guardando indietro non penso ci siano stati momenti in cui io abbia impresso nel mio modo di scrivere, cambiamenti drastici. C’è sempre stato un filo conduttore abbastanza riconoscibile che ha unito sempre il mio modo di fare musica. Di certo c’è stata evoluzione e affinamento della scrittura ma sempre senza eccessi di contrasto.

 

Ognuno di noi ha dei riferimenti di vita sia a livello personale che lavorativa, i tuoi riferimenti musicali quali sono stati?
Non ci sono stati riferimenti precisi a dire il vero. C’è stato invece un forte impegno a scrivere canzoni che fossero credibili cantate da me.  In alcuni miei colleghi a volte si nota la volontà, anche giusta dal punto di vista promozionale, di strizzare l’occhio verso un prodotto più commerciale che però non sempre risulta nelle loro corde musicali io ho cercato di non cadere in quel tranello.  Se proprio volessi ricercare un riferimento lo troverei in Damien Rice. Non tanto per le canzoni quanto per la sua coerenza. Per il fatto cioè che Damien, nella sua scelta musicale non ha concesso niente al mercato discografico ed è per questo che risulta credibile. E’ su questi binari che posso dire di avere in lui un riferimento: quello della “chiarezza di pensiero” che porta alla vera riconoscibilità!

Come se la tua carriera artistica andasse sempre braccetto con il tuo essere uomo?
Sì penso e spero che sia così! Ci sono alcune canzoni che, posso dire, hanno avuto un vero successo, che sembra abbiano lasciato un segno. Ma sono più fiero del riconoscimento verso  una coerenza di linguaggio e ancora di più coerenza umana. Percepisco negli sguardi delle persone ai concerti, una sincera attenzione non solo alle canzoni ma anche a “come” sono presentate. Questo per me è davvero importante!

Fra le tue canzoni ce ne sono alcune che per te sono importanti, anche se non hanno avuto lo stesso riscontro di altre che invece hanno avuto più successo?
Quella che mi rappresenta, che non posso non fare durante i concerti è, senza ombra di dubbio, “Costruire”. E’ una di quelle canzoni che sono il marchio di fabbrica di un cantante, e verso le quali a volte si instaura quasi un percorso di allontanamento anche se poi, ogni volta che la canto, percepisco chiaramente che è la “mia” canzone. Un’altra, alla quale tengo in modo particolare anche se non ha avuto successo come “costruire”, è “solo un uomo”.

Lo scorso anno è stato l’anno della grande tournée insieme a Daniele Silvestri e Max Gazzè: quali le difficoltà e quale la bellezza di questi concerti con due amici di sempre?
Le difficoltà non sono state nostre ma soprattutto dei nostri rispettivi enturage. Mettere insieme delle equipe, uffici stampa, manager diversi è stato l’unico lato problematico di una bellissima esperienza. Con Max e Daniele ci conosciamo da tantissimi anni e abbiamo già collaborato molte volte. Ho avuto, e penso che anche per loro sia stato così, la bellissima sensazione di non fare fatica durante i concerti. Di stemperare e dividere la tensione di una esibizione con loro senza timori. Ci siamo fatti reciprocamente da spalla con la certezza che il valore aggiunto dell’amicizia precedeva e veniva prima del concerto e la gente lo ha percepito e ce ne ha dato prova. 

Uno sguardo al futuro?
Chissà! Il 30 luglio ci sarà il concerto conclusivo della tournée con Gazzè e Silvestri alle Capannelle a Roma, poi…. Sinceramente non lo so! Di certo scriverò canzoni, per il resto è ancora tutto da scoprire!

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