Paolo Codognola: la sua musica nello spettacolo “Dei Crinali”

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Mercoledì 11 febbraio al Parco Auditorium della Musica di Roma è stata rappresentata la prima dello spettacolo “Dei Crinali”. Paolo Codognola, strepitoso chitarrista che abbiamo ammirato anche al Teatro Municipale nel concerto “CantiAMO Piacenza Live”, è stato l’artefice e il creatore delle musiche dello spettacolo.

“Dei Crinali è uno spettacolo che rappresenta, all’interno di un cammino personale iniziato da qualche anno, una tappa importante per il danzatore Manfredi Perego e quindi per la nostra collaborazione, all’interno della compagnia da lui fondata: MP. Ideograms.” – ci spiega Paolo Codognola – “Personalmente sono entrato a far parte di questa importante avventura, che ci vede appunto presentare domani al Parco Auditorium della Musica di Roma la prima de “Dei Crinali”, quando Manfredi ha partecipato, e vinto, il Premio Equilibrio 2014. Allora lo spettacolo si chiamava “Grafiche del Silenzio”, un solo eseguito da Perego, che tutt’ora lo si può vedere in qualche data. Io registrai la musica basandomi su delle improvvisazioni fatte insieme e questo metodo, è stato utilizzato anche questa volta”.

 Quindi la tua chitarra ha accompagnato tutto lo spettacolo
Io ho sempre usato la mia chitarra (la mia fedele Martin), il più delle volte preparata con fascette di plastica infilate tra le corde, mollette e altre diavolerie. Il tutto (risultante dal mix dei vari pickup che ho montato sulla chitarra), facendo un largo uso dell’arco da violoncello, è stato poi processato dai miei pedalini e quindi registrato. Praticamente “la chitarra” non si riconosce!).  Io sono un chitarrista e amo suonare la chitarra in modo più o meno tradizionale ma in contesti come questo, la danza in particolare, ogni uso che viene fatto di uno strumento, e del suono più in generale, dev’essere assolutamente funzionale alla resa finale. Lo stesso “comporre le musiche” deve sempre tenere conto di questo elemento imprescindibile: la funzionalità.

 Deve essere impegnativo cercare di mettere la propria musica “al servizio” di altri
È una sfida non indifferente per chi scrive musica, è una continua ricerca di equilibrio tra il voler proporre dei “bei brani” e allo stesso tempo “brani giusti”.. a volte la cosa coincide e a volte no, ma è alla luce di quello che dicevamo prima, cioè della funzionalità di un brano all’interno di uno spettacolo, che possiamo dire se è stato fatto un buon lavoro o meno.

 Come è nata la tua musica per questo spettacolo?
Come dicevo prima, anche per questo spettacolo ho preso parte attiva alle prove suonando dal vivo (questa volta i danzatori sono tre), ed una volta fissati e razionalizzati alcuni punti importanti mi sono chiuso in studio, a giorni alterni (seguendo il naturale farsi dello spettacolo), a ri-registrare le musiche.

 Ci puoi “descrivere” la tua musica per questo spettacolo?
Come si legge nella sinossi, lo spettacolo ha un forte richiamo ad elementi paesaggistici, un continuo passare da un orizzonte all’altro, più o meno chiuso.. più o meno aperto.. ed io ho provato a tracciare questi paesaggi sonori, a volte come commento, a volte come guida, del movimento. È normale, e bello, che questa interazione sempre emerga, proprio perché il lavoro è stato affrontato come se dovessi suonare dal vivo ed è per questo che il metodo di lavoro, con tempi differenti ovviamente, è stato lo stesso di Grafiche.

 Però tu domani sera sarai presente ma non suonerai
Il non suonar dal vivo è sicuramente qualcosa che pesa a un musicista, ma fa anche parte  di questo lavoro. Lo stesso piacere di sapere che la propria musica gira e, a volte, entrato in un teatro a guardare uno spettacolo, sentirla riproporre è sempre tanto. Per quelli che sono i budget del teatro oggi è molto difficile essere inserito in una tournée a suonare dal vivo. Farlo significa richiedere sempre un fonico a disposizione, significa per la compagnia prevedere un vitto ed un alloggio in più e mille altre cose. Oggi come oggi non è una cosa facile e rappresenta più che altro forse il rischio che lo spettacolo non giri come ci si auspicherebbe. Nell’ultimo spettacolo da tournée a cui ho partecipato ero con Stefano Schembari (Cani della Biscia) e un fisarmonicista che suonava anche il Theremin, più tre attori ed un tecnico. La presenza dei musicisti dal vivo era sempre un elemento bello e in più per il pubblico, di difficile gestione in realtà per chi doveva far quadrare i conti. Sto ovviamente parlando di situazioni che hanno un ampio respiro nazionale, se non europeo, e allo stesso tempo del tentativo di crearsi una professionalità che esuli dalla musica live, con tutte le sue difficoltà, frustrazioni e compromessi a cui si è spesso costretti. A me piace e non mi pesa.

 E noi aspettiamo che questo spettacolo, chissà, possa fermarsi anche a Piacenza. Proveremo a sollecitare la direzione artistica della Fondazione Teatri, non si sa mai…

Summertime In Jazz