So Close 3° e ultimo atto: Luca “Patto” Pattarini lo sperimentatore

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Terza e ultima puntata della saga “cosa nascondono i So Close”. Dopo aver parlato di Manuel Bongiorni e del suo lavoro fatto di musica da ballo, di Miriam Signaroldi e del suo lavoro di liutaia, è la volta di Luca “Patto” Pattarini.

Luca Pattarini, chi ha frequentato le due edizioni del festival di Chitarra a Piacenza organizzato da Antonio Amodeo, lo avrà visto alle aperture del festival che accoglieva gli spettatori con uno strumento strano: l’Hang Drum.

Luca, cominciamo proprio da questo strumento
L’hang è uno strumento recente, più o meno è nato nel 2000 ed è l’evoluzione di un altro strumento presente da diverso tempo lo Steel Drum. Nella pratica si tratta di una specie di disco volante di metallo che presenta delle piccole conche accordate. Il mio è accordato in Re minore che è poi l’accordatura più comune.

Video: Luca “Patto” Pattarini e il suo Hang Drum
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Come ti è venuta questa passione?
Sono un curioso di natura, mi appassionano gli strumenti, come suonano e il loro suono. Sono incappato in diversi video di questo strumento mi è subito piaciuto e mi sono detto: “debbo averlo”

In Piazza Cavalli ti ho visto alle prese con altri strumenti però
Si, sono partito come un po’ tutti con la chitarra alle medie. Devo dire con risultati poco lusinghieri. Ho però sempre avuto amici molto appassionati di musica e ho cominciato a “vedere” altri strumenti. Il primo strumento è stato il basso.

Ma non ti sei fermato lì
Si, da buon ascoltatore di musica ho incrociato anche il suono dell’Ukulele: amore a prima vista. Non solo quello classico, tenore, ma anche l’ukulele basso: bellissimo! Poi sono sopraggiunte le percussioni a partire dal cajon che poi mi han portato all’hang

E probabilmente non ti fermai a questi “soltanto”!
Guarda, sembra una “sana” malattia. Ascolto uno strumento che mi appassiona con il suo suono e sento che “deve essere mio” (“quanto lo capisco” – nota dell’autore)

Con i So Close?
Abbiamo fatto il permesso per suonare in strada. Senza disdegnare eventuali serate in locali, vorremmo concentrarci su questa modalità di suonare.

E così……eccoci qua alla fine della saga.

Morale: sotto le apparenze di un vestito si celano tante personalità. Mai fermarsi alle apparenze
Appunto per me: fermarmi ad ascoltarli tutte le volte che li incontrrò
Consiglio ai So Close, se posso: il vostro format è l’ideale per suonare in strada. Gruppo accattivante e completo, buon appeal e buona interpretazione. Se create l’aspettativa su di voi penso che sia la “Strada” giusta.

Summertime In Jazz