Tony Face Bacciocchi e “il suo” Paul Weller. Domani al Melville

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Occasione speciale dai gusti marcatamente british quella di venerdì sera, 27 febbraio, al Melville di San Nicolò. Infatti la serata sarà incentrata sulla presentazione del nuovo libro di Antonio Tony Face Bacciocchi, interamente dedicato ad un’icona, un’istituzione, della musica inglese, il leader prima dei Jam e poi degli Style council, Paul Weller.

Tony Face, considerato come il precursore della scena mod italiana, non sarà solo sul palco, ma ad accompagnarlo nella presentazione del suo sesto libro ci sarà Alex Loggia, chitarrista degli Statuto e grande fan di Weller, con cui ha preparato una scaletta di 12 brani che ripercorre le fasi della quasi 40ennale carriera dell’artista inglese.

Abbiamo voluto anticipare l’evento incontrando l’autore del libro “L’uomo cangiante. Paul Weller: The Modfather”, Tony Face Bacciocchi per un’anteprima della serata.

Perché hai scelto di parlare proprio di Paul Weller? 
Semplicemente perché è da sempre uno dei miei artisti preferiti, di conseguenza mi è venuto quasi naturale parlare di lui. Non senza perplessità però, dato è conosciuto bene solo da un pubblico di nicchia. Perplessità che stanno svanendo del tutto in questi giorni dato il grande interesse che sta suscitando il libro, non solo in termini di accoglienza da parte del pubblico nelle prime due presentazioni a Ferrara e a Torino (prime due date del tour che proseguirà nelle prossime settimane), ma anche nelle vendite: prima ancora dell’uscita ufficiale, è già in ristampa.

Scrivere un libro con gli occhi del fan non deve essere stato facile…
No, perché il fan tende a cercare le cose nascoste, fermarsi sul particolare, invece come scrittore dovevo mettere in mostra la sua figura di artista a 360 gradi ai tanti che non lo conoscevano per niente. Nei confronti di chi, come me, conosce tutto di Paul Weller, ho riletto ogni dettaglio per evitare errori da matita rossa! 

E’ stato difficile mettere insieme tutta la sua carriera?
Molto, molto difficile. Soprattutto è stato complicato sintetizzare la mole di materiale raccolto: oltre 30 album, tantissimi brani sparsi e decine di collaborazioni. Tutto ciò cercando di dare una mia impronta.

Che cosa vuoi lasciare tramite questo libro?
La volontà, e da qui il titolo del libro “L’uomo cangiante”, è quella di far capire la capacità di questo artista di cambiare continuamente. Quando era all’apice ha sempre voluto sperimentare qualcosa di nuovo. Da noi non è molto conosciuto ma in Inghilterra invece è famosissimo perché, nonostante il passare degli anni e delle mode, è sempre in testa alle classifiche e riempie continuamente i locali. Solo McCartney e Bowie sono stati capaci allo stesso modo di continuare ad essere se stessi innovando continuamente.

Come giudichi il risultato e poi, c’è in programma di farlo arrivare direttamente nelle mani di Weller?
Io sono contento di quello che è uscito, mi sembra di essere riuscito a metterci dentro tutto. È stato probabilmente il mio libro più riuscito. C’ho lavorato tanto anche perché è il libro “più mio”, quello che vorrei rileggere. Per la seconda parte della domanda… si, in programma c’è proprio di consegnarglielo di persona. Per me sarebbe il secondo incontro dopo quello di Torino di 4 anni fa. So che è molto difficile poiché, narra la leggenda, pare che non abbia nè telefono, nè mail e ancora meno Facebook e Twitter, ma tramite qualche via traversa che conosco, potrei farcela… 
Come già detto sopra, non si parlerà solo del libro, ma, dopo l’introduzione di Giovanni Battista Menzani, saranno protagoniste 12 canzoni fra le più importanti del chitarrista e cantante londinese, portate in scena non da un personaggio qualsiasi, ma da Alex Loggia degli Statuto.

Una serata “libro, chitarra e voce”…
Sarà proprio così. Abbiamo visto che una presentazione in questo stile è molto più apprezzata, meno pesante e cha lascia spazio al tema principale, ossia la musica. La presenza di Alex è fondamentale per far ascoltare un po’ di cose, fra le tantissime, che ha prodotto Paul Weller. La scaletta che abbiamo costruito cercherà, nel possibile, di abbracciare tutta la sua carriera.

In conclusione, come mai proprio Alex Loggia?
Intanto perché è un amico. Poi, perché musicalmente lo conosco benissimo. Gli ho fatto incidere il primo 45 giri nel 1983, ho prodotto alcuni dei suoi album e ho anche suonato con lui. E soprattutto è un ottimo chitarrista, un grande cantante e ha una passione immensa per Weller.

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