Cover stories: la banana di Warhol per la crudezza dei Velvet Underground

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I’m waiting for my man / Twenty-six dollars in my hand / Up to Lexington, one, two, five / Feel sick and dirty, more dead than alive / I’m waiting for my man

 Il 12 marzo 1967, cinquant’anni esatti questo mese, emergeva dalla scena “sotterranea” newyorchese il più iconico di tutti gli album mai pubblicati, The Velvet Underground & Nico. Voce, chitarra e anima del gruppo era Lou Reed, poeta beat. Produzione, idea grafica della cover e padre spirituale Andy Warhol.

In pieno periodo “flower power” dove la psichedelia, l’amore e i sogni colorati imperversavano, il disco affrontava di petto e senza sconti, temi come droga, perversioni, postumi, devianze, sadomasochismo e misoginia. Una commistione tra avanguardia musicale e garage rock, faceva molto a pugni con il “California dreaming”. West coast contro east coast. I suoni dei Velvet erano primitivi, sporchi, scarni ed essenziali come in I’m waiting for my man e Heroin.

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Ad impreziosire il lavoro di questa band emergente che pescava nel torbido, fu la genialità di Warhol. La banana pop disegnata e firmata dall’artista avvisava in maniera indiretta che il contenuto del disco era per adulti. Lo evidenzia bene la frase che, indicando il peduncolo della banana con un malizioso “Peel slowly and see”, invitava appunto a sbucciare lentamente e guardare. Infatti la banana gialla adesiva era sbucciabile e celava una banana rosa shocking. L’idea di “action cover”, tanto cara a Warhol, con la quale poter interagire ed entrare direttamente dentro l’opera d’arte, la riprenderà anche per Sticky Fingers dei Rolling Stones (di cui abbiamo già parlato qua: http://bit.ly/2nz1vWi).

Sempre grazie a Warhol l’album venne pubblicato dall’etichetta Verve, specializzata in musica jazz. Vuoi per problemi legali di un’immagine contenuta nel retro copertina, vuoi per la cattiva promozione, vuoi perché le radio non trasmettevano le loro canzoni troppo “brutte”, il disco fu un vero flop. Il 1967 non era ancora pronto per i Velvet.

Summertime In Jazz