Il rock si è fermato fra Gragnano e Sarmato: i Fattore Rurale

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Forse non ne avete mai sentito parlare, però sono un gruppo latente già da un po’ di tempo, che da parecchio erano pronti per partire ma mancava ancora lo start ufficiale, forse mancavano ancora le sicurezze giuste per portare in giro un lavoro costruito in mesi (se non anni) di prove e creazioni fatte in una piccola stanza fra San Nicolò e Sarmato.

Loro sono i Fattore Rurale, 2 chitarre (Tiglio e Mozza), basso (Alessandro “Il Pupo” Pietra), batteria (Edoardo “Caffeina” Pagani) ed un’armonica (Isaac Gardella), che finalmente hanno deciso di buttare fuori un lavoro che arriva da lontano nel tempo, da quando la voce del gruppo Marco Costa (conosciuto anche come Tiglio, Ciosti, VodkaLemon ma anche “Il commissario”) si è rotto la mano due anni fa e non potendo suonare ha cominciato a pensare a dei testi.

Se i primi pezzi vengono da lontano nel tempo, il prodotto è qualcosa di molto vicino e palpabile, qualcosa di nostro, di tutto quello che arriva da una realtà fatta di strade lunghe e strette e di campi di grano e di mais, di tutto quello che qualcuno molto più grande di noi ha definito come quel luogo, reale o ipotetico, “Fra la via Emilia e il West”.

Se effettivamente è la prima volta che sentite parlare di questo gruppo, prima (ovviamente) di ascoltarli domenica sera alla Festa del rugby a Codogno, dalle forti radici country –rock-folk di stampo USA che si portano dietro la tradizione cantautorale italiana, vi presentiamo i Fattore Rurale.

Ma perché avete aspettato così tanto per uscire da un casottino sulla Lampugnana?

Perché siamo stati sfortunati, perché non siamo commerciali, perché non sappiamo che genere facciamo, perché fuori si prende la bronchite e dentro c’è la stufa. Fondamentalmente perché dovevamo mettere insieme tutti i soggetti giusti e creare qualcosa di omogeneo.

Prima uscita ufficiale sabato scorso a San Polo, come è stato?

Pensavamo peggio, c’era un po’ di tensione ed invece è andata bene. In fondo il progetto è tutto nuovo, ma tranne Isaac e Tiglio, gli altri avevano già suonato in giro, perciò qualcuno aveva già un po’ esperienze di palco. Il timore più che altro era quello di quando non si fanno cover ma si propone musica propria. Lì qualche dubbio c’è sempre.

Questo non possiamo non chiederlo, ma il nome da dove arriva?

Nasce da quando si andava in due sul motorino negli anni ’90, quando si andava al bocciodromo, quando si facevano le basi in Trebbia, le risse ignoranti nei bar, quando si arrivava su un maggiolino insultando tutti, “Fattura Rurale” sono i tempi che ormai sono cambiati. È il passaggio fra qualcosa che c’era e che adesso non c’è più.

Perciò gli anni ’90 sono centrali …

Si, la loro leggerezza e la loro spensieratezza. A San Nicolò c’era il gazebo (Isaac con orgoglio precisa, per l’ennesima volta, di essere di Sarmato) e c’erano tutti con i motorini, poi erano gli anni dei limoni nei capannoni della Tennuoto, gli squilli col telefonino, lo stare attenti perché in giro c’erano gli sbirri. Quei ricordi che fanno fatica a tornare belli. Poi se erano ancora i ’90, non lo sappiamo perchè da noi, nei paesi di provincia, anche gli anni arrivano dopo.

Il percorso per arrivare alla formazione di oggi è stato complicato, una breve biografia?

Ci è voluto un po’ di tempo. Fra di noi alcuni si conoscevano da molti anni, alcuni da una vita, altri ancora si sono conosciuti tramite ex compagni di classe o morose. In gran parte sono stati incontri casuali più che artistici. Addirittura qualcuno di noi, prima di trovare questo progetto, aveva anche messo in vendita gli strumenti.

Testi e musica da dove arrivano?

Tiglio Caffeina e Isaac avevano già pronte molte cose, gli innesti hanno corretto e messo a posto il materiale già presente. Le canzoni prima erano un po’ “ferme”, adesso hanno ritmo. I testi sono simbolistici perché fondamentalmente parlano di immagini più che di storie. Riferimenti? I primi che ci vengono in mente sono Battiato e i libri di Lansdale.

I suoni arrivano dalle grandi ballate USA. Ma il viaggio fino alla provincia piacentina, è lungo, dov’è che le cose si uniscono?

Le cose si uniscono sulle rive del Po. Il Po come il Mississipi. I generi e i suoni vengono dai nostri generi musicali, dal blues ai Led Zeppelin. Una cosa del genere in Italia non crediamo ci sia, fra il folk e l’indie, un mash up fra queste cose. Se avessimo sentito qualcosa del genere lo avremmo comprato e molto probabilmente copiato.

Testi che raccontano di notti, di incontri, di rabbia, di fumo. Da dove vengono tutte queste cose?

Alcuni sono ricordi vicini alcuni sono lontani. Tutti arrivano dal cuore. Sono i ricordi che abbiamo noi, che hai te, che abbiamo tutti. Ad esempio, chi è che non è stato sveglio pensando ad una ragazza e a tutto quello che viene dopo? Lividi parla di un incontro notturno, una invece è su Bukovski, una parla della voglia di schiantarsi in macchina, una è su una troia che si faceva cercare e poi non si è fatta più sentire. Le nostre canzoni sono come chiacchierate al bar davanti ad un Laphroaig.

Fondamentalmente è un rock che viene da lontano, ma dove vuole arrivare?

Vuole arrivare a chi ha voglia di provare ad ascoltarci, anche quelli che non ascoltano queste cose si possono ritrovare in quello che diciamo, compresi quelli inculati da quel grande sogno americano. Anche per la gente più globalizzata, le nostre cose possono andare bene, però devono essere ascoltate. Se si è pronti ad ascoltare qualcosa si recepisce. E poi cos’è il sogno americano in fondo?! Forse solo i grandi spazi, la civiltà che viene sconfitta dalla natura, però a noi quello che c’è qua ci può bastare, noi in questa nebbia ci stiamo bene….

…. E poi la cultura musicale è andata a cagare e noi, una diversa, ce l’abbiamo. Basta scrivere una canzoncina e si fanno le visualizzazioni ed invece ci vuole altro. Tutti sono artisti a loro modo e noi lo siamo a modo nostro. Noi non abbiamo scelto cosa fare, non vogliamo fare gli alternativi, abbiamo cominciato a fare queste cose e ci piacciono, tutto lì. Noi, come gente quali Il Pan del diavolo, i Sula Ventrebianco, Bud Spencer Blues Explosion, Jack White, ecc… non vogliamo far morire il passato e vogliamo portare avanti una idea di libertà che ormai non si trova più. Questo sono i Fattore Rurale. Ah, fra un po’ ci sciogliamo…

Come vi sciogliete?!?

Eh si, perché uno di noi va India e perciò “pronti via” bisogna trovare qualcuno al suo posto. E’ un po’ la nostra storia quella di dover rimettere sempre insieme dei pezzi. Siamo fatti così.

Summertime In Jazz